Gong e nuovo round. Quello decisivo, probabilmente. Oggi riprende il confronto tra governo e sindacati sull'adeguamento delle pensioni alla speranza di vita.
L'apertura del governo ad alcuni correttivi - da inserire nel disegno di legge di Bilancio all’esame del Senato - è arrivata la scorsa settimana con la possibilità di esentare dal prossimo adeguamento 15 categorie professionali di lavoratori dipendenti che svolgono mansioni particolarmente gravose (11 delle quali già all'interno del perimetro di tutela dell'Ape sociale più altre quattro: siderurgici, agricoli, marittimi e pescatori).
I sindacati premono però per ampliare ulteriormente la platea che potrebbe vedersi congelare a quota 66 anni e 7 mesi l'eta necessaria per andare al riposo. I dati comunicati dall'Istat a fine ottobre prevedono infatti un rialzo di cinque mesi dell'eta pensionabile nel 2019 che porterà l'età di vecchiaia da 66 anni e 7 mesi a 67 anni e il requisito contributivo per la pensione anticipata dagli attuali 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi.
I sindacati premono, ma l'intenzione del governo è resistere. Per Palazzo Chigi l'offerta è già un bel passo in avanti rispetto all'attuale legislazione. Insomma, è piuttosto improbabile che ci si possa muovere dallo schema delle 15 categorie. Margini per il negoziato comunque ci sono, ma non è detto che non sia necessario un nuovo incontro tra le parti.
Del pacchetto di possibili correttivi che sarà portato al tavolo dal governo farà parte anche la revisione dal 2021 su base biennale (in media) del meccanismo di adeguamento dell’età alla speranza di vita. Sul versante delle deroghe allo stop dell’aumento dell’età pensionabile sarà confermata l’istituzione di una Commissione tecnica per studiare la possibilità di realizzare nuove stime sull’aspettativa di vita legate alle mansioni svolte. Ne faranno parte Inps, Inail, Istat e i ministeri del Lavoro, dell’Economia e della Salute.