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Parmitano all'Esa: "Equipaggio di fratelli e sorelle, un miracolo"

Parmitano all'Esa:
08 febbraio 2020 | 13.23
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"Sono emozionato". Ha iniziato così, con queste parole la sua prima conferenza stampa internazionale l'astronauta italiano dell'Esa Luca Parmitano, parlando ai giornalisti nel Centro spaziale astronauti dell'Esa, a Colonia, alla presenza del Dg dell'Agenzia Spaziale Europea, Jan Woerner. Rientrato appena due giorni fa dalla missione spaziale dell'Esa Beyond durata 201 giorni, Luca è apparso in piena forma.

"E' sempre difficile scegliere un evento su tutti gli altri" da ricordare dopo una missione spaziale, ma "l'unità dell'equipaggio" a bordo della Stazione Spaziale Internazionale è il ricordo che alla fine Parmitano ha scelto. "E' ingiusto - ha argomentato Luca - scegliere un evento rispetto agli altri, c'è il lancio, il rientro, l'altissima scienza. Poi ci sono momenti squisitamente umani", allora "visto che ritengo che il retaggio della Iss" è "questa incredibile capacità di riuscire ad unire" le persone a bordo "sotto la grande bandiera della scienza", Luca ha scelto di raccontare, come miglior ricordo "forse a livello emblematico, quei giorni trascorsi fra l'Expedition 60 e l'Expedition 61, quando sulla Iss sono arrivati il primo astronauta degli Emirati Arabi Uniti, il musulmano Hazza Ali al-Mansuri, e l'astronauta Jessica Meir di religione ebraica".

Si dice, ha sottolineato Parmitano, che nello spazio, sulla Iss "le persone comuni partono e lavorano come un equipaggio ma poi rientrano a Terra come fratelli e sorelle". E questo "è un miracolo" ha scandito l'astronauta italiano dell'Esa.

Nelle complesse e intense Attività Extraveicolari (Eva) compiute nel corso della missione Beyond, l'astronauta italiano riferisce di avere "percepito la perfezione dell'addestramento" mentre era fuori dalla Stazione Spaziale Internazionale. Parmitano sottolinea che "la familiarità di quello che andava fatto" gli era chiara ed era "merito dell'addestramento ricevuto".

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