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Internet: mercato IoT a 14,4 trilioni dlr in 2020, serve cybersecurity/Adnkronos

L'Internet of Things è la seconda rivoluzione informatica dopo il Pc, vedrà connessi 10 bilioni di oggetti intelligenti nel mondo. Roberto Baldoni (Cis) all'Adnkronos: "L'Italia non può restare fuori dal business, ma occorre una programmazione. Una volta raggiunto il mercato, proteggere questi dispositivi dagli hacker è praticamente impossibile"

Roberto Baldoni e il suo team studiano attacco DDOS verso il Perù
Roberto Baldoni e il suo team studiano attacco DDOS verso il Perù
08 marzo 2015 | 15.29
LETTURA: 6 minuti

Case sempre più smart, veicoli connessi, Tv intelligenti, impianti elettrici di seconda generazione che rendono i consumi efficienti, robot che arrivano negli appartamenti, agricoltura informatizzata: l'Internet of Things (IoT) "sarà la seconda rivoluzione informatica dopo la comparsa dei computer" perchè "coprirà tutte le attività umane" ma "questi dispositivi sono facilmente attaccabili e vulnerabili all'azione degli hacker". E' Roberto Baldoni, direttore del Centro di Ricerca Sapienza in Cyber Intelligence e Information Security (Cis), a tracciare, parlando con l'Adnkronos, un nuovo scenario di sviluppo dell'economia digitale. Una rivoluzione, aggiunge, che "decollerà dal punto di vista economico a partire dal 2015" ma nella quale "non si può prescindere dalla cybersicurezza". L'IoT, evidenzia Baldoni, Direttore del Laboratorio Nazionale di Cybersecurity, rappresenta "un mercato in crescita esponenziale visto che nel 2020 Gartner calcola 10 bilioni di unità intelligenti in azione sul pianeta, non considerando i classici Pc e gli smartphone, con una proiezione di mercato che passa dall'1,9 trilioni di dollari stimati da Gartner, ai 14,4 trilioni di dollari previsti da Cisco".

"È chiaro che se anche la verità di queste cifre si andrà a posizionare nel mezzo, questo rappresenterà un mercato dal quale l'Italia non può assolutamente stare fuori, ma occorre una programmazione" esorta Baldoni. L'esperto, stando alle ultime rilevazioni, calcola in "quasi 1 miliardo di euro il valore attuale del mercato italiano dell'IoT". "In questo scenario -rimarca- il Piano sulla Banda ultra larga del Governo da 6 miliardi di euro è un passo assolutamente necessario, cui dovrebbe seguire una programmazione sull'IoT per prevedere una crescita economica ma sicura del nostro Paese in questo mercato". Programmazione, spiega Baldoni, "è innanzitutto capire il futuro, la tecnologia che sta arrivando e preparare dei programmi sull'IoT per stimolare la crescita delle aziende nei settori di interesse nazionale. Prendiamo l'agricoltura e valutiamo quali tecnologie si stanno, per esempio, sviluppando per irrigare i nostri campi o i nostri vigneti in modo 'intelligente' per ottenere il miglior raccolto possibile".

E, sottolinea, anche "la Pa è un utente privilegiato delle tecnologie dell'IoT. Saperlo consente di programmare e facilitare anche la nascita di nuove aziende". Baldoni, quindi, evidenzia "l'imprescindibilità della rete" il cui sviluppo è previsto nel Piano Banda ultra larga del Governo, ma allarga la visione anche alla "parte computazionale e di storage". A fronte di una altissima mole di dati che arrivano dai dispositivi dell'IoT, servono, dice, "datacenter regionali" a prova di criminali informatici. "In Italia -spiega- basterebbero 20 data center regionali, dotati di tutti i sistemi di sicurezza, e interconnessi da una rete ad altissima velocità, a cui cittadini e imprese possano accedere con banda ultra larga e immettere dati, ma sotto la garanzia della legislazione italiana, cioè sotto la tutela della normativa della privacy vigente nel nostro Paese".

Così, mentre ci prepariamo addirittura a indossare le nuove tecnologie che danno vita all'IoT, come gli i-watch o gli smart glass, a veder sfrecciare macchine autonome o a dialogare con le Tv intelligenti immettendo in questi gadgets del futuro tutti i nostri dati sensibili, "dobbiamo sapere che qualcuno facilmente può entrare in questi dispositivi e rubare o manomettere le nostre informazioni più delicate" avverte il numero uno del Cis Sapienza. Insomma, continua Baldoni, "tutto quello che non pensavamo fino ad ora, verrà pervaso dall'IoT. Ed è chiaro che il mercato diventerà altissimo. Va considerato però che questi dispositivi che 'informatizzeranno' il nostro stile di vita, e tutti i settori merceologici , sono facilmente attaccabili perché fondamentalmente sono piccoli, hanno poche risorse fisiche, come memoria e capacità computazionale ridotte, rispetto ai calcolatori ed ai server classici che conosciamo". "La scarsezza di risorse riscontrabile in questi dispositivi -spiega ancora- è anche dovuta alla loro economicità essendo orientati al mondo consumer". Ma non solo, aggiunge, "anche l'automazione industriale rientra nel mondo dell'Internet of Things ed è proprio in questo settore che il bisogno di sicurezza informatica diventa prioritario per non bloccare processi produttivi". Dunque, "va fatta una programmazione nazionale" per due motivi. Per "identificare i settori utili all'Italia e catturare un mercato in espansione 'ultra veloce' e per rendere sicuri questi 'oggetti' informatici. A partire dalla produzione manifatturiera e dalla conservazione dei dati, perchè -avverte l'esperto- una volta messi sul mercato, proteggere questi dispositivi da crimini informatici è praticamente impossibile".

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