Il premier ha parlato della paura della ritorsione di Mosca ma pesa anche la convenienza dei singoli Stati
Draghi sperava di ottenere di più. Era convinto che fosse necessario fare di più, arrivando a definire entro tempi certi un tetto europeo al prezzo del gas. Invece, il Consiglio europeo si chiude senza un impegno concreto. Il premier spiega perché e lo fa con trasparenza. Quando si parla di energia, dice, "c’è molta consapevolezza rispetto alla serietà della situazione". Poi, entra nel merito della discussione. "Si è parlato molto di coordinamento e sulla solidarietà, che certo ci deve essere e ci deve essere anche una risposta a controllare il prezzo del gas. L’obiezione che si fa al price cap è la paura che in risposta la Russia tagli le forniture, ma ormai in Germania stiamo al 50% del flussi. Putin incassa le stesse cifre e l’Ue ha difficoltà immense".
Sono parole che non lasciano spazio a troppe interpretazioni. E' la paura della reazione russa a dare forza al ricatto sul gas. Questo, nonostante l'inflazione sia oggettivamente un problema sempre più serio. E anche considerando i passi in avanti che si stanno facendo. "Gli stoccaggi vanno molto bene, la dipendenza da gas russo è scesa a 25%".
Il problema del prezzo del gas resta e si sta perdendo tempo. Draghi non può dirlo esplicitamente ma l'Europa, senza intervenire direttamente ora, rischia di aggravare la situazione. L'avvicinarsi dell'Inverno aumenta la possibilità per Mosca di esercitare pressione sull'Europa e di aggiungere alla forza bellica il ricatto economico, sul gas ma anche sul grano, stringendo ulteriormente l'assedio all'Ucraina.
Draghi ha parlato di paura. C'è anche, come sempre quando l'Europa deve prendere decisioni drastiche, il fattore della convenienza dei singoli Stati. E la proposta italiana non è riuscita ancora, evidentemente, a trovare una quantità di alleati sufficienti a scardinare le resistenze dei Paesi che hanno mostrato meno disponibilità a percorrere la strada del muro contro muro sul gas con Mosca.
Non finisce qui. Perché Draghi continuerà a insistere e perché lo scenario potrebbe peggiorare ancora. Ma il fattore tempo resta cruciale e quella di oggi, senza la calendarizzazione di un Consiglio straordinario sull'energia, è evidentemente una battuta d'arresto.
(di Fabio Insenga)