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Fotonica: così all'Ino-Cnr i Led danno nuova vita alle opere d'arte

Fotonica: così all'Ino-Cnr i Led danno nuova vita alle opere d'arte
05 aprile 2016 | 17.21
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I Led stanno dando nuova vita alle opere d'arte, cambiando il volto anche dei musei. Perché serve una vera e propria 'regia luminosa' per fare apprezzare al visitatore un capolavoro così come l'artista l'ha pensato e creato. Una buona luce, inoltre, può rendere una mostra più confortevole e semplice da visitare per il turista. A confermarlo è stato un team di ricercatori italiani che ha condotto importanti esperimenti nel laboratorio di Psicofisica della Visione dell'Istituto Nazionale di Ottica Ino-Cnr di Firenze, guidato da Alessandro Farini. Studi che ora aprono nuovi scenari nella fruizione dei beni culturali italiani.

"I colori di un'opera d'arte cambiano a seconda del tipo di luce utilizzata. La luce è l'elemento che permette di vedere e ci sono tanti modi di osservare il mondo perchè ci sono tanti tipi di luce" e questo "è ancora più vero oggi perché sono state inserite sul mercato nuove tecnologie come le sorgenti Led che stanno rivoluzionando il settore dell'illuminazione" spiega all'Adnkronos Elisabetta Baldanzi, fisico dell'Ino-Cnr che ha realizzato esperimenti di psico-fisica utilizzando i Led, una delle applicazioni più avanzate della fotonica, la rivoluzione tecnologica del XXI° Secolo. I Led "sono sorgenti che permettono di ottenere scenografie luminose capaci di far vedere la realtà in tutte le sue forme. Con i Led si ottengono sofisticate e raffinate soluzioni illuminotecniche fino ad oggi inimmaginabili" assicura Baldanzi.

"Ed i Led -sottolinea- sono uno dei capitoli importanti della fotonica ritenuta dall'Ue una tecnologia chiave dei prossimi anni". Tanto che, continua la scienziata italiana, "la Commissione Europea, a partire dall'Anno Internazionale della Luce 2015, ha finanziato con un milione di euro il maxi-progetto 'Photonics4All', nato nell'ambito di Horizon 2020, per la divulgazione scientifica e la sensibilizzare di giovani e imprese alle moderne tecnologie della luce". "Il progetto 'Photonics4All' (G.A. nr 644606) - aggiunge- termina a dicembre 2016 e vede l'Italia in prima linea con numerose iniziative che hanno l'obiettivo di far conoscere all'opinione pubblica le tecnologie della fotonica, tecnologie che si traducono in significative ricadute nel quotidiano delle persone, sia sul fronte economico che in termini di qualità della vita. Ed i nostri studi sull'influenza della luce nella fruizione delle opere d'arte ne sono un esempio".

Attraverso le ricerche realizzate nei laboratori fiorentini dell'Ino-Cnr, continua Baldanzi, "abbiamo infatti verificato che una buona luce svela un'opera d'arte in tutta la sua bellezza, permette di presentare un'opera d'arte così come il curatore della mostra si è proposto, rende un museo più confortevole al visitatore e garantisce un'alta efficienza energetica". Una luce di concezione innovativa "consente un maggior risparmio di energia perchè -indica la ricercatrice- migliore è la qualità, minore è la quantità di luce che si deve utilizzare". Nel laboratorio dell'Ino-Cnr i ricercatori hanno misurato la luce da diversi punti di vista. "Con i nostri studi -spiega ancora Baldanzi- valutiamo le reazioni psicologiche dei soggetti che partecipano all'esperimento".

Confrontando le informazioni, "fisiche e psicologiche abbiamo ottenuto risultati molto interessanti che condurranno presto ad una pubblicazione" annuncia la ricercatrice. Durante gli studi, svolti nel laboratorio Ino-Cnr all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, i ricercatori hanno dunque illuminato alcune opere d'arte con diverse tipologie di sorgenti Led. "Quando si parla di luce bianca dobbiamo ricordare che ne possono esistere infiniti tipi che -dice Baldanzi- permettono di vedere le opere in maniera completamente differente. Durante i test, alle persone che hanno partecipato agli esperimenti abbiamo chiesto quali fossero le loro preferenze sulla luce utilizzata, rispetto ai quadri osservati".

"Volevamo comprendere -racconta- se esistevano correlazioni fra le misure colorimetriche che ci dicono il colore del dipinto illuminato e le reazioni degli osservatori di fronte al dipinto stesso". Oggetto della ricerca sono stati i dipinti 'Sant'Agostino' dello Studio di Sandro Botticelli, 'Ritratto di donna' di un anonimo e 'Memoria della Luce', opera astratta di Giovanna Rasario. "Volutamente negli esperimenti sono stati usati quadri figurativi e non. Dovevamo capire -prosegue la ricercatrice- se effettivamente ci sono delle caratteristiche importanti che permettano di mettere in correlazione la luce con il tipo di opera da illuminare". E le risposte sono arrivate chiare e forti.

"La prima fra tutte le risposte che abbiamo ottenuto -chiarisce Elisabetta Baldanzi- è che alcuni parametri che attualmente caratterizzano le sorgenti luminose tradizionali, come l'indice di resa cromatica, vanno completamente ripensate. E questo proprio grazie all'arrivo dei Led nel mercato dell'illuminazione". Insomma la 'regia luminosa' tradizionale con cui si allestisce un museo "deve partire da premesse diverse". Un'altra risposta importante catturata da Baldanzi e dal team dell'Ino-Cnr è che "alcune sorgenti di luce sono apprezzate dalle persone di più di altre, a seconda del tipo di opera d'arte stanno ammirando".

"Quando vediamo un oggetto -continua la ricercatrice- la luce influenza la percezione che noi abbiamo di questo oggetto. Ciò accade perché i protagonisti della visione sono tre: l'oggetto illuminato, il soggetto che osserva e la luce che illumina. E ciò che vediamo dipende dal tipo di luce presente all'interno dell'ambiente". Così, per avere certezza dei risultati dello studio, i ricercatori hanno messo a confronto sia esperti d'arte che persone comuni. "Volevamo comprendere -afferma ancora la tecnologa- se c'erano differenze nell'osservazione e nella percezione di un'opera a seconda della persona e delle competenze. E, ripeto, abbiamo ottenuto risultati interessanti".

"Oggi -prosegue- abbiamo la certezza che cambiando la luce cambia l'opera che si presenta, perché cambiano i colori e la percezione del capolavoro". Dunque, osserva Baldanzi, "è importante fare una scelta consapevole su come si illumina un ambiente d'arte. La luce non va lasciata al caso, come purtroppo rischia di accadere in molti musei a causa anche dei molti problemi di fondi". Certo, conclude la ricercatrice, "non esiste la luce giusta per illuminare un capolavoro, ma si può dire quale interpretazione dell'opera d'arte si preferisce: se più tradizionale o più contemporanea e azzardata. L'importante è che ora abbiamo le prove che la luce può fare la vera differenza in un museo. E non solo".

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