La maggior parte dei connazionali (64%) ritiene la sugar tax, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023, sia semplicemente uno strumento per generare ulteriori introiti per lo Stato (64%), a discapito soprattutto delle fasce di reddito più povere (lo pensa il 59%) e dei prodotti tipici della tradizione italiana come chinotti, spume e gassose (per il 58% degli intervistati). E' quanto emerge dalla da un’indagine condotta da Nomisma per conto di Assobibe, l'associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, su un campione di 1.200 italiani tra i 18 e i 65 anni.
"Hanno ragione perché secondo le stime Nomisma l’introduzione della tassa comporterà un aumento medio del 13% per le aranciate, dell’11% per chinotti, sode, limonate e aperitivi analcolici solo per citarne alcuni" afferma il presidente di Assobibe Giangiacomo Pierini commentando la ricerca. "Solo il 4% dei consumatori è disposto a pagare l'aumento dei prezzi e la stragrande maggioranza dei consumatori è contraria alla sugar tax".
"Non usciremo dalla crisi con una manovra espansiva di un anno e, nel clima di generale incertezza e difficoltà in cui presumibilmente saremo ancora a gennaio 2023 mettere mano alle tasche degli italiani con una ulteriore tassa che colpisce i consumi, suona come una contraddizione rispetto alle intenzioni dichiarate dal Governo di tagliare le tasse per sostenere la ripresa".