Certificati tecnologici per proteggere brani e testi e NFT per rappresentare digitalmente i diritti d'autore in modo efficace e trasparente.
La blockchain è il presente della nuova industria musicale, e anche la SIAE ha deciso di adeguarsi. Lo ha fatto con il lancio a fine marzo della partnership con Algorand, società italiana fondata dal crittografo Silvio Micali, professore del Mit. Nella prima settimana di attività sono stati creati più di 4 milioni di NFT per rappresentare digitalmente i diritti degli oltre 95.000 autori associati a Siae. “Un registro pubblico decentralizzato e trasparente che li rappresenti è il primo mattone necessario a costruire un'infrastruttura open che tuteli a 360° il diritto d'autore”, così lo hanno definito dalla SIAE, con il Direttore Generale Gaetano Blanidini che ha commentato: “La tecnologia blockchain è sicuramente un filone interessante da continuare ad esplorare per le sue caratteristiche di trasparenza ed efficienza, fondamentali per chi, come noi, gestisce i proventi del duro lavoro di altri”,
Tutto questo senza dimenticare come e la società, che da 139 anni esercita proprio il ruolo di mediatore tra gli autori e i consumatori, appena due anni fa avesse etichettato l’arrivo della blockchain per il concorrente Soundreef come “una mossa di marketing” che “non cambia lo stato delle cose, non cambia il mondo del diritto d'autore, basato sull'intermediazione". Riavvolgendo le parole del direttore della divisione Musica Fedeli si nota quanto il gigante italiano fosse in ritardo sul tema. Sempre a proposito dei servizi blockchain per il diritto d’autore su Soundreef aveva commentato: “La blockchain non è altro che un servizio di marca temporale, che può fare anche un notaio. Quest'ultimo, inoltre, resta il sistema migliore, oggi, perché è anche il più facile da spiegare a un giudice, che resta poi l'unico che possa realmente difendere un autore dal plagio".
Il tempo ha prodotto questo cambio di rotta, ed è partita la corsa all’adeguamento tecnologico. Soundreef ha lanciato la tutela blockchain già da fine 2018, in un modo automatico ed estremamente intuitivo, sia per le opere già caricate che per quelle di nuova acquisizione. Ogni artista nella sua pagina personale ha a disposizione la possibilità di richiedere gratuitamente e per un numero illimitato di opere il certificato blockchain dei propri brani. Una gestione del diritto d’autore digitale, una ripartizione trasparente che supera in chiarezza ed equità le classi di rendicontazione SIAE, e che ha conquistato gli autori più giovani e di punta. Da inizio anno nelle mani di Soundreef è passato un tesoretto di quasi 10 miliardi di stream su Spotify di artisti come Sfera Ebbasta, Gué Pequeno, Marracash, Charlie Charles, Shablo, Ernia, Rkomi, Fsk Satellite e Drefgold e altri della scena rap e trap italiana, in fuga dalla SIAE e in cerca di un approccio diverso alla ripartizione delle royalties derivanti dallo streaming. Il passaggio è arrivato sulla scia di altri big, come Fedez, Enrico Ruggeri, Gigi D’Alessio e J-Ax, sostenitori della prima ora dell’alternativa al monopolio SIAE. Soundreef ha dalla sua anche la rapidità di rendicontazione degli streaming e dei pagamenti, su basi mensili e trimestrali e non annuali, e in generale una gestione più snella, veloce e chiara dei diritti degli ascolti online.