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Ex Ilva, ecco il piano del governo

Produzione non inferiore a 8 milioni di tonnellate all’anno, presenza diretta dello Stato nello stabilimento e tutela occupazionale. Il ministro Patuanelli: "A Taranto ferite che il governo deve suturare". Ma la Uilm dice no

(Foto IPA/Fotogramma)  - FOTOGRAMMA
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12 dicembre 2019 | 18.37
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Produzione non inferiore a 8 milioni di tonnellate all’anno; utilizzo anche di forni elettrici con pre ridotto; accelerazione degli investimenti e opere ambientali; tutela occupazionale; presenza diretta dello Stato nello stabilimento con le forme che sta studiando il Mef ma anche cassa integrazione nella transizione tra produzione con solo altoforni e produzione con forni elettrici e altoforni. Sono questi per il governo i punti "imprescindibili" del piano messo a punto per portare avanti la trattativa con ArcelorMittal secondo quanto riportano i sindacati.

Per il governo infatti la produzione annua dagli stabilimenti ex Ilva non potrà scendere al di sotto degli 8 milioni di tonnellate mentre dovranno accelerare le opere ambientali tutelando l’occupazione. E una cassa integrazione, non quella da 3500 lavoratori indicata da A.Mittal giudicata dal governo al contrario "incomprensibile", sarà prevista per la sola fase di transizione da una produzione con soli altiforni ad una che prevederà anche l’impiego di altiforni elettrici. L’aumento della produzione a 6 a 8 mln di tonnellate infatti, dice il piano del governo, "riporterà la piena occupazione".

Quanto all’intervento dello Stato, citato nel documento come punto imprescindibile, Patuanelli ha poi chiarito come su questo il governo sia ancora al lavoro. Il ministro Catalfo intanto starebbe già predisponendo a "tutt’oggi strumenti per accompagnare questo percorso", dice ancora il ministro. Il piano infine entrerà a regime nel giro di 4-5 anni.

"Se non si trova una soluzione con Mittal il piano industriale sarà valido comunque", ha detto il ministro dello sviluppo Stefano Patuanelli, a quanto riferiscono fonti sindacali, spiegando il piano del governo nel corso dell’incontro al Mise. "Stiamo cercando altre prospettive di sviluppo da dirottare su Taranto a partire da Fincantieri e Snam", ha proseguito ricordando come il governo confermi il miliardo di euro da impiegare per il recupero del territorio, dal centro storico al quartiere Tamburi fino al porto di Taranto. Patuanelli come detto ha giudicato anche "incomprensibile la cassa integrazione per 3500 persone" annunciato ieri da A.Mittal in risposta alla decisione del tribunale di Taranto su Afo2.

Al tavolo sono presenti anche il ministro del Sud Giuseppe Provenzano e il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. "Il territorio di Taranto ha ferite ancora sanguinanti che un governo responsabile deve suturare", ha rimarcato Patuanelli introducendo ai sindacati il documento preparato dal governo nella trattativa con A.Mittal. "L’intenzione del governo -ha evidenziato Patuanelli- è di trasformare una cosa drammatica in una cosa di sviluppo. Per questo, vorremmo che lo stabilimento di Taranto diventi modello di sviluppo per la siderurgia che abbia al centro, oltre alla garanzia occupazionale, l’utilizzo di tutte le tecnologie ecosostenibili".

"Il Piano del governo conferma quanto abbiamo firmato con l'accordo 2018 che dunque è ancora valido in tutte le sue parti: se c'è qualcuno che non le considera valide vuol dire che se ne dovrà assumere le tutte le conseguenze. Una produzione di 8 mln di tonnellate dunque è il vincolo della piena occupazione", ha commentato al termine dell'incontro il segretario generale Fiom Francesca Re David.

Incontro ''assolutamente interlocutorio'' per la Cisl di Annamaria Furlan che al termine del round di oggi al Mise apprezza comunque che il governo abbia ''ribadito di condividere con noi i punti cardine dell'accordo di un anno fa: non un grammo di meno di produzione di acciaio, nessun esubero e avanti con gli investimenti sull'ambientalizzazione''.

La Uilm di Rocco Palombella ha rinviato al mittente il piano del governo per il rilancio dell’ex Ilva. "Non siamo d’accordo con un piano che prevede migliaia di lavoratori in cigs per 4-5 anni. Non ci fidiamo perché questi lavoratori non torneranno mai al lavoro dopo il periodo di cigs. Prima si mettano in campo tutti gli investimenti previsti poi si potrà parlare di misure transitorie". E "siamo disponibili a una riconversione ambientale del processo produttivo a patto però che non ci sia perdita di migliaia di posti di lavoro. Si deve governare la transizione energetica con zero esuberi", ha ribadito Palombella al tavolo con il ministro dello sviluppo.

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