Il presidente del Consorzio Italiano Biogas (Cib) all'Adnkronos: "La produzione di energia elettrica da biogas potrebbe aumentare da subito di 600 milioni di metri cubi, il 20% in più rispetto all’attuale produzione da rinnovabile ma vincoli burocratici da superare".
La produzione di energia elettrica da biogas potrebbe aumentare da subito di 600 milioni di metri cubi, 20% in più rispetto all’attuale produzione da rinnovabile di 2,5 miliardi di metri cubi l’anno, tuttavia esistono vincoli burocratici che costringono le imprese a una produzione inferiore alle potenze meccaniche dei motori”. A illustrare la situazione è il presidente del Consorzio Italiano Biogas Piero Gattoni, intervistato dall’Adnkronos sulle potenzialità inespresse dello sviluppo di biogas e biometano agricolo per contrastare la crisi energetica in atto, aggravatasi a causa del conflitto in Ucraina, nel trovare alternative al gas russo.
“E’ una misura che come Consorzio – spiega Gattoni - abbiamo evidenziato ai vari gruppi parlamentari affinché si possa intervenire su provvedimenti urgenti in previsione dell’autunno, quando dovremo trovare fonti alternative e questo potenziale inespresso potrà garantire produzione rinnovabile da infrastrutture esistenti a costi di mercato, quindi in assenza di incentivi”. In particolare, alcuni emendamenti sono stati presentati nel dl Taglia prezzi, in discussione al Senato. L’Italia è uno dei principali produttori di biogas in agricoltura, quarta al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti.
E forti ritardi e preoccupazione segnala il presidente anche per l'attuazione delle misure per la produzione del biometano. La traiettoria di arrivare alla produzione di 4 miliardi di metri cubi di biometano nel 2026 è "un obiettivo concepito prima della crisi in Ucraina dal governo nel Pnrr, ma la situazione emergenziale della guerra ha evidenziato ancora di più l’importanza di avere anticipato questa proposta nel Recovery”. Gattoni spiega che tale target corrisponde al 30% dell’obiettivo del Governo di sostituzione delle forniture di gas naturale importato dalla Russia. Sono state stanziate importanti risorse nel Recovery Plan, 1 miliardo e 900 milioni di euro di investimenti, al fine di convertire infrastrutture esistenti da biogas a biometano e per nuove infrastrutture, insieme a misure di stimolo alla Transizione agroecologica e per la gestione efficiente del digestato come fertilizzante. Ma, dobbiamo segnalare la forte preoccupazione che queste risorse potrebbero non essere impiegate per i ritardi che si stanno accumulando sulla definizione dei provvedimenti attuativi". "Il decreto attuativo del Pnrr che attendevamo all'inizio dell'anno è ancora oggetto di interlocuzione tra il ministero della Transizione ecologica e la Commissione europea. Il nostro governo ha notificato un testo di norma a novembre che ancora oggi non ha avuto l’approvazione della Dg Competition per poter procedere con la pubblicazione del testo".
In Italia, attualmente ci sono più di 1700 impianti di biogas agricoli, ovvero l’84% degli impianti biogas italiani, una quota di questi per motivi dimensionali, perché sono troppo piccoli o per motivi infrastrutturali, perché sono troppo distanti dalla rete, “non potranno riconvertirsi a biometano nei prossimi quattro anni ed allora è necessario che ci sia una rapida emanazione del decreto Fer 2 che il settore attende da 3 anni in cui si possa normare la continuità per produrre energia elettrica negli impianti esistenti perché sarebbe un delitto perdere il patrimonio infrastrutturale esistente".
Il biometano puro compresso può essere immesso nella rete del gas e può essere indirizzato sia al settore dei trasporti (in sostituzione di circa 1 miliardo di metri cubi di gas naturale oggi utilizzato) sia ai settori industriali che utilizzano tanto gas naturale nei processi, "interi distretti che sono oggi in ginocchio per l’aumento dei prezzi del gas naturale e per la sua reperibilità - spiega Gattoni - dall’acciaio, alle cartiere, dalla ceramica alla chimica. Con il biogas e il biometano potranno avere quote di gas rinnovabile che ridurranno i loro impatti ambientali futuri".
Nel decreto Ucraina su richiesta del Consorzio Italiano Biogas e delle organizzazioni agricole è stata introdotta una norma per equiparare il digestato ai fertilizzanti chimici che però attende di essere resa operativa. “Questa norma potrebbe essere particolarmente importante nel caso di aziende che intendono usare sui propri terreni il digestato in maniera efficiente tuttavia la norma approvata attende un decreto attuativo entro 30 giorni…quindi entro il 21 aprile”. “Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto alcuna convocazione ma per emanare un decreto attuativo di questa portata sarebbe opportuna una consultazione con le parti interessate, soprattutto tecniche che possono offrire contributi”.
“Il digestato – spiega Gattoni – è un fertilizzante naturale che può essere utilizzato in sostituzione di quelli chimici in quanto ha tutte le componenti fertilizzanti in grado di sostituire altri concimi, ad esempio l’urea che viene importato in grandi quantità dalla Russia, ed oltre ad avere raggiunto prezzi altissimi è anche difficilmente reperibile. Oggi l’obiettivo che dobbiamo aver in agricoltura è produrre di più con meno e non viceversa e andrebbe perseguito” aggiunge e “rivedere l’approccio della strategia Farm to Fork che se nei principi era assolutamente condivisibili nel declinare la transizione ecologica in agricoltura in alcuni obiettivi rischiava di tradursi in una politica regressiva ora forse ci stiamo accorgendo, a livello europeo, che avere il grano per il pane e l’energia per riscaldarci è importante”.