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Cosa dice il contratto tra Anas e Autostrade

(Afp) - AFP
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17 agosto 2018 | 12.19
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"Di sicuro va rivisto tutto il sistema", ma "non è questo il momento di parlare". Convenzioni, contratti, rescissioni: Matteo Salvini mette oggi un freno alle revoche degli accordi con Autostrade paventate nei giorni scorsi dal collega Di Maio. Intanto, però, continua a infuriare la polemica sulla società controllata dalla famiglia Benetton, firmataria con Anas della convenzione nel 2007. Ma cosa dice il contratto? Il governo può davvero revocarlo? E quanto costerebbe? La risposta è proprio nella convenzione stipulata fra Autostrade e lo Stato e pubblicata online dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

COS'E' LA CONCESSIONE - Circa seimila chilometri di autostrade nel Paese, metà delle quali gestite da Autostrade per l'Italia. Questo, in estrema sintesi, il frutto della convenzione con Anas stipulata 11 anni fa, che l'ha resa concessionario dello Stato, di fatto privatizzando le tratte autostradali oggetto della firma. Tra queste l'A10 Genova-Savona, lungo la quale si trovava il ponte Morandi. La concessione, con scadenza al 2038, è stata prorogata al 2042 dopo il via libera della Commissione Europea.

COSA PREVEDE - La concessione stipulata fra Stato e Autostrade per l'Italia prevede, tra i vari obblighi del concessionario come la manutenzione ordinaria, "la gestione tecnica delle infrastrutture concesse", il "mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse", e la presentazione "al Concedente, per l'approvazione" dei "progetti di manutenzione straordinaria".

IL GOVERNO PUO' REVOCARE LA CONCESSIONE? - Stando al contratto, la concessione può essere interrotta nel caso in cui "perduri la grave inadempienza" da parte del concessionario rispetto agli obblighi previsti. Tuttavia, viene precisato nel documento, Anas dovrebbe pagare ad Autostrade "un importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione, prevedibile dalla data del provvedimento di decadenza sino alla scadenza della concessione, al netto dei relativi costi, oneri, investimenti e imposte nel medesimo periodo". In parole povere, in caso di interruzione del contratto Anas dovrebbe pagare al concessionario, quindi ad Autostrade, un importo calcolato sugli utili previsti fino alla scadenza della concessione.

A QUANTO AMMONTA LA PENALE? - Se si considera che la concessione scade nel 2042 e che l'utile netto di Autostrade per l'Italia nel 2017 ammonta a 968 milioni di euro - quasi un miliardo -, i costi dell'indennizzo si aggirerebbero attorno ai 20 miliardi di euro. L'importo determinato infatti "viene decurtato, a titolo di penale, di una somma pari al 10% dello stesso, salvo il maggior danno subito dal concedente per la parte eventualmente eccedente la predetta parte forfettaria".

Inoltre, l'ultimo comma dell'articolo 9bis del contratto di concessione sottolinea che "in ogni caso, l'efficacia del recesso, risoluzione o comunque di cessazione anticipata della convenzione è sottoposta alla condizione del pagamento da parte del concedente al concessionario di tutte le somme previste". "Il Concessionario - si specifica - avrà diritto a un indennizzo-risarcimento a carico del concedente in ogni caso di recesso, revoca, risoluzione, anche per inadempimento del concedente e comunque di cessazione anticipata del rapporto di convenzione, pur indotto da atti e fatti estranei alla volontà del concedente, anche di natura straordinaria e imprevedibile".

COSA SUCCEDE SE SI CONTESTA L'INADEMPIMENTO? - Nel caso in cui il concedente contesti il "grave inadempimento" da parte di Autostrade, secondo quanto previsto dall'art. 9 del contratto, scatta l'art. 7 della legge 241/90 sul procedimento amministrativo, diffidando il concessionario "ad adempiere entro un congruo termine comunque non inferiore a 90 giorni". Il contratto prevede comunque che il concessionario possa far valere la propria versione, o meglio le proprie "controdeduzioni". Se queste vengono rigettate, "il concedente assegna un ulteriore termine "non inferiore a 60 giorni per adempiere pena la decadenza della concessione". La procedura si svolgerebbe in tutto in un arco di tempo di 5 mesi.

E IN CASO DI MANCATO ACCORDO? - E' sempre il contratto a stabilire che se non c'è accordo tra le parti, entro tre mesi è possibile attivare una procedura conciliante. Altrimenti l'eventuale seguente controversia viene rimessa al Tribunale civile di Roma.

IPOTESI MULTA - A fronte di una spesa altissima per lo Stato, una strada alternativa potrebbe essere quindi quella di una maxi multa nei confronti di Autostrade. A mettere in campo l'ipotesi il titolare del MIT, Danilo Toninelli, che ha fatto sapere di aver "attivato tutte le procedure per comminare multe fino a 150 milioni di euro".

ALLEGATO E - Parte integrante del contratto è anche il famigerato 'allegato E', punto della convenzione che stabilisce il Piano finanziario dell'operazione. L'allegato non è però disponibile fra quelli messi online dal ministero, e si tratta quindi di informazioni che i governi precedenti non hanno voluto rendere pubbliche. A parlarne è stato, in un intervento pubblicato sul blog del Movimento 5 Stelle, il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Andrea Cioffi: "Che il contratto di concessione di Autostrade per l'Italia avesse delle 'stranezze' - sostiene Cioffi- lo avevamo già segnalato all'Anac lo scorso anno. Dalle nostre stime valutavamo un extragettito non dovuto (pagato da chi viaggia in autostrada) pari a 2 miliardi di euro che aumentavano a 3,8 (oltre ad una buonuscita di 5,7) se fosse stata concessa la proroga che Delrio voleva dare fino al 2042. Atti non pubblici fino a quando Anac sollecitò il ministro Delrio a farlo ma lui pubblicò solo una parte degli atti facendo una 'mossa laterale'. Tra i vari atti in vigore c'è un 'atto aggiuntivo' al contratto firmato il 24 dicembre 2013 (un regalo di Natale?)".

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