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Camusso a Renzi, stabilità Paese? "E' fondata su diseguaglianze"

di Alessandra Testorio

Susanna Camusso (foto Infophoto) - INFOPHOTO
Susanna Camusso (foto Infophoto) - INFOPHOTO
30 dicembre 2015 | 17.17
LETTURA: 5 minuti

di Alessandra Testorio

"Può essere solido e stabile quello fondato sulla diseguaglianza? Credo sia tempo di cambiare verso alla furia riformatrice indirizzandola piuttosto verso una riduzione delle diseguaglianze, della disoccupazione, delle disparità". Parte da qui Susanna Camusso, leader Cgil, da quegli aggettivi con cui il premier Renzi ha sintetizzato ieri la situazione del Paese, per tracciare, con l'Adnkronos, il bilancio 'sindacale' di un anno davvero complicato e difficile. Un 2015 che si chiude "meglio" del 2014, "grazie ad un po' di fattori internazionali" ma che continua a vedere "i grandi nodi strutturali della crisi italiana ancora tutti da aggredire": dalla disoccupazione giovanile alla politica industriale.

"Le condizioni esterne ci aiutano ma continuiamo a non vedere gli effetti di scelte politiche nazionali, di scelte e investimenti pubblici", prosegue ricordando il caso più eclatante di 'incoerenza strategica', il processo di dismissione della chimica verde avviata dall'Eni. "Eppure è l'industria del futuro. Quindi, mi chiedo: che idea c'è dietro? quale l'indirizzo di politica industriale? Questi sono i nodi del nostro Paese", dice ancora. Ne' maggior 'ossigeno' sembra arrivare dall'Europa "ormai di fronte alla dimostrazione di come la politica condotta fino ad oggi non abbia funzionato", spiega ancora Camusso "preoccupata dalla politica dei piccoli aggiustamenti" e da una flessibilità di bilancio ancora da venire ma che il governo dice di avere già incassato dall'Ue.

"Mi pare si vanti un cambiamento che nella sostanza non c'è. E questo in prospettiva è un bel problema", considera. Il 2016, dunque, si profila per la Cgil, impegnativo; tanti i dossier sul tavolo, dalle pensioni al pubblico impiego, dalla riforma del modello contrattuale al nuovo Statuto dei lavoratori su cui partirà a breve la consultazione straordinaria degli iscritti. Inverno 'caldo', dunque? "Non bisogna trovare per forza un titolo alle stagioni, lavoriamo piuttosto per avere delle rispose", dice.

"E' chiaro - prosegue Camusso - che se c'è un'interlocuzione non ci sarà bisogno di invocare niente. Certo, le premesse al momento non mi paiono all'altezza dei problemi sollevati. Gennaio comunque sarà il mese in cui capiremo se c'è una volontà di discutere. E' evidente che senza risposte sarà mobilitazione, agiremo di conseguenza". Ed è il capitolo pensioni ad occupare il primo posto nell'agenda Cgil. Un tema su cui lo stesso Renzi ha ribadito la disponibilità del governo ad intervenire.

"Non so se è una promessa o una minaccia. Vorrei che fosse una promessa perché c'è bisogno di un ripensamento del sistema", commenta ancora il leader sindacale che chiede un ripensamento in tempi brevi: "un allungamento infinito della questione pensioni non è più sostenibile neppure dal punto di vista economico-politico, non solo per le condizioni delle persone. Senza contare che il sistema così come è strutturato è un sistema che allontana totalmente i giovani". Né si può pensare, ammonisce all'indirizzo del governo, di esaurire il tutto con il part-time agevolato: "se si pensa che passi da qui la strada attraverso cui si mette mano alle infinite ingiustizie della legge Fornero allora proprio non ci siamo capiti", avverte.

Ma il 2016 sarà anche l'anno dei contratti, a cominciare dal rinnovo di quello degli statali in freezer da 6 anni. "Sul pubblico impiego bisogna davvero decretare la fine del gioco al rimpiattino che il governo ha ampiamente fatto fino ad ora. Deve essere chiaro che fare i rinnovi significa trovare altre risorse rispetto a quelle presentate e non sufficienti", incalza Camusso che su uno sciopero generale di categoria rinvia all'atteggiamento che terrà il governo. Sciopero generale? "Non lo so ma non lo escludo nel senso che io credo che sia un dovere del governo aprire il confronto contrattuale. Ma è evidente che se non si apre un tavolo non avremmo altra arma. Per ora però mi concentro di più nel provare ad avviare il confronto. La discussione unitaria comunque è positiva e ci sono anche le condizioni, in assenza di risposte, per indire una mobilitazione che però sarà sempre funzionale all'andamento della trattativa", sintetizza.

E il 2016 porterà anche una bozza unitaria di riforma del modello contrattuale. Dopo anni di incertezze e divisioni Cgil, Cisl e Uil sono orami prossimo ad un accordo da girare alle associazioni di imprese. "Siamo a buon punto e a gennaio sarà varata dagli esecutivi unitari e inviata alle controparti", annuncia Camusso. Il tavolo di trattativa, dunque, potrebbe aprirsi anche a breve nonostante il presidente di viale dell'Astronomia, Giorgio Squinzi, sia già entrato nel 'semestre bianco' che precede la rielezione di un nuovo leader degli imprenditori.

"Le grandi organizzazioni un governo ce l'hanno anche nelle fasi di passaggio - osserva ancora Camusso- Il tema vero per Confindustria è invece la scelta politica: se vuole innovare positivamente il modello di relazioni o invece, e qualche preoccupazione c'è, se l'intenzione è solo quella di destrutturare i contratti nazionali". Le indicazioni sul salario minimo di garanzia, infatti, che Federmeccanica ha messo sul tavolo dei metalmeccanici, preoccupano il sindacato. "Nella piattaforma degli industriali meccanici ci sono cose importanti ma anche un modello contrattuale destrutturante che va in direzione opposta a quanto è necessario e ricalca la posizione che non consentì il decollo del confronto con Confindustria", ammonisce Camusso. Sullo sfondo resta il salario minimo profilato dal governo.

"Mi auguro che il governo rispetti l'ambito negoziale affidato alle parti sociali. Abbiamo già visto una serie di leggi fatte senza questo grande rispetto dell'autonomia e del valore della contrattazione, e non sono state ne' utili ne' efficaci, anzi". Ma l'anno nuovo "può portare consiglio a tutti", auspica Camusso che chiude sul filo dell'ironia verso quei 'gufi' che hanno animato le slide del premier: "lo zoo è ampio: abbiamo visto i pesciolini, ora siamo passati ai gufi però mi sembra più una comunicazione da format che l'interrogarsi sui problemi del Paese o affrontare i grandi nodi di crisi. E questo, alla fine, è segno di una debolezza politica".

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