No ad allarmi su eventuali conseguenze, misure prudenti governo hanno raffreddato lo spread
Dice tante cose il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. E sono tutte in linea con il perfetto manuale della 'colomba', guardando al contrasto evidente che contrappone l'ala moderata del Consiglio della Bce a quella dei 'falchi' del nord Europa. Durante una tavola rotonda organizzata da Ambrosetti Club, il Governatore della Banca d'Italia si sofferma sulla politica monetaria della Banca centrale europea. Il passagio chiave è questo. "Ulteriori aumenti dei tassi sono nelle cose, ma continueranno a essere necessarie valutazioni attente e consapevoli dell’intensità e dei tempi della loro trasmissione a tutte le economie dell’area dell’euro, tenendo conto dell’evoluzione, in entrambe le direzioni, dei fattori alla base della dinamica inflazionistica".
Vuole dire che si può combattere l'inflazione, e quindi muoversi per riportarla verso il 2%, senza per questo rinunciare a sostenere, o quanto meno senza danneggiare, le economie europee. Che sono diverse tra loro e che vanno considerate tutte, rispetto a diversi fattori che vanno "dai costi delle materie prime a quelli del lavoro, dall’evoluzione della domanda interna e internazionale a quella dei margini di profitto, dagli andamenti delle attività finanziarie a quelli dei debiti pubblici e privati".
Visco fa chiarezza anche rispetto ad alcune interpretazioni distorte che circolano rispetto all'azione della Bce, e alle sue conseguenze. "Gli allarmi che a volte vengono sollevati sugli effetti che ulteriori aumenti dei tassi ufficiali potrebbero avere sulla nostra economia non sono condivisibili: il nostro Paese è in grado, proseguendo sulla strada già intrapresa delle politiche prudenti e delle riforme, di gestire le conseguenze di una graduale ma necessaria restrizione monetaria". Anche perché, ricorda il Governatore, "le recenti misure del Governo, improntate alla prudenza, hanno contribuito al contenimento del differenziale di rendimento rispetto ai titoli di Stato decennali della Germania" che oggi "si situa attorno ai 180 punti base, un valore che resta comunque ancora di gran lunga superiore a quanto da noi stimato sulla base dei fondamentali della nostra economia".
Visco spiega le ragioni che sostengono la sua relativa tranquillità. "Da un lato, i rialzi dei tassi ufficiali costituiscono una difficoltà al momento certamente gestibile per le finanze pubbliche: grazie alla sua elevata vita media residua il costo medio del debito aumenta in modo contenuto e graduale e il rapporto tra debito e prodotto beneficia immediatamente della più alta crescita di quest’ultimo in termini nominali. Dall’altro lato, mantenere conti pubblici in ordine e, quindi, disavanzi ridotti e decrescenti nel tempo è cruciale per evitare tensioni finanziarie che, attraverso un aumento degli spread, potrebbero riflettersi in ulteriori, eccessivi, rialzi dei tassi di interesse che peserebbero anche sui finanziamenti di famiglie e imprese, con effetti negativi sugli investimenti".
Il Governatore, nella sostanza, ritiene che possano coincidere gli interessi nazionali con quelli più generali che esprime la Bce con il suo mandato. "Non condivido talune dichiarazioni nelle quali si sostiene che nell’area dell’euro solo una recessione, più o meno profonda, consentirà di riportare l’inflazione in linea con il nostro obiettivo di prezzi stabili". Al contrario, Visco ritiene "del tutto possibile che, come sta avvenendo in altri paesi e come è peraltro in linea con le nostre previsioni, la crescita dei prezzi, che già mostra segnali di discesa, possa tornare al 2% senza che le nostre misure arrechino all’attività produttiva e all’occupazione danni particolarmente gravi, che finirebbero per rendere più difficile il conseguimento del nostro mandato nel medio periodo".