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Azzolari: "Roberto Cavalli cresce e pensa al golf, target 500 mln fatturato in 5 anni"

Nei piani revamp in Europa e nuovo progetto flagship di Milano, nel 2023 le fragranze con Interparfums. Il manager: "Il brand è come fenice che rinasce da ceneri"

A sinistra Sergio Azzolari, ceo di Roberto Cavalli e, a destra, una delle uscite della fall winter 2024/25 di Roberto Cavalli by Fausto Puglisi
A sinistra Sergio Azzolari, ceo di Roberto Cavalli e, a destra, una delle uscite della fall winter 2024/25 di Roberto Cavalli by Fausto Puglisi
19 marzo 2024 | 16.52
LETTURA: 7 minuti

“Abbiamo molte espressioni di interesse per il brand, c’è stata una richiesta esponenziale da quando sono arrivato, da parte di investitori, persone interessate a un franchising o ad altre licenze. C resciamo in modo molto interessante e posso confermare il target di 500 milioni di euro di fatturato entro i prossimi 3-5 anni”. Sergio Azzolari ha le idee chiare sul futuro di Roberto Cavalli. Al timone del marchio da un anno, il top manager, conversando con l’AdnKronos, traccia un bilancio e anticipa quali saranno i punti chiave della strategia futura del luxury brand che fa capo al fondatore e presidente di Damac Properties, Hussain Sajwani, attraverso il veicolo di investimenti privati Vision Investments, che nel 2019 ha salvato dal fallimento l’azienda toscana.

“Abbiamo intenzione di lanciare nuove categorie di prodotto - spiega Azzolari - stiamo guardando a delle collaborazioni. Il brand aveva un appeal debole ma negli ultimi mesi c’è stata un’escalation di interesse e ora abbiamo molte strade da esplorare”. Ad esempio, spiega il ceo, una delle sfide è mettere a terra un progetto legato al golf. “Pochissimi si affacciano a quel contesto - osserva Azzolari - ma è molto affine a Cavalli, è il mondo del golfclubs, del savoir vivre, e può essere una brand extension interessante". Altre espressioni di interesse "le valutiamo molto attentamente, ma è capitato di rifiutare alcune proposte che non fossero affini al marchio". Questi primi 12 mesi al timone di Cavalli sono stati duri ma molto soddisfacenti per Azzolari. “E' un anno ma sembrano 7 - scherza - tante cose sono successe e altre ne accadranno. Abbiamo ricominciato ad aprire negozi di grossa caratura, come lo store di Bond Street, a Londra, o quello di Las Vegas, riposizionandoci. Abbiamo ripreso anche il discorso legato alle licenze, con Interparfums per le fragranze e con De Rigo per l'eyewear, che fanno sì che la maison abbia ancor più visibilità. Licenze che funzionano meglio delle aspettative”.

Nel 2023 la crescita "c’è stata", assicura Azzolari : "Stiamo chiudendo i bilanci e siamo cresciuti molto bene nei canali full price, mentre abbiamo voluto fortemente dimezzare tutto l’ambito off price, una decisione strategica" che ha ampiamente premiato la griffe con una visibilità del brand nell’alto di gamma che mancava. "Ottime" le performance nell’ambito couture, incluse le celebrities che continuano a scegliere gli abiti realizzati da Fausto Puglisi. "Non se li fanno più prestare - confessa Azzolari - ma ora vogliono comprarli". Un esempio? Il fenomeno Taylor Swift, che oltre ad aver richiesto più di un abito di scena firmato Cavalli per il suo tour americano, ha proceduto con un re-order e ne ha chiesti altri per le tappe europee.

Un chiaro segnale di interesse nei confronti del brand disegnato da Fausto Puglisi è anche il numero di richieste di accredito per l’ultima collezione presentata nel febbraio scorso a Milano, durante la fashion week. Numeri "straordinari” assicura Azzolari: "Tutti gli sforzi profusi nel far vedere il brand nella giusta luce ci stanno ripagando. Anche il successo degli abiti realizzati per Teresa Mannino sul palco di Sanremo hanno fatto ripuntare il faro sul brand e questo è un altro segnale positivo, un buon viatico che conferma il lavoro che stiamo facendo". Il marchio, che vanta 12 Dos da Milano a Miami, punta al pareggio operativo entro il 2024 e a realizzare i propri utili. "E' quello che ci proponiamo di fare, vogliamo posizionare l'ecosistema di Roberto Cavalli in un ambito più sano e visibile".

Per farlo, scandisce Azzolari, "abbiamo diverse strade: sia un’attività diretta al consumatore finale dell’atelier, che è l'apice della piramide, sia l'apertura di nuovi negozi, oltre a più visibilità nei nuovi mercati". Il focus, in questo senso, resta l'emisfero occidentale: "Non siamo ancora pronti, come forma mentis, per andare in Asia in maniera preponderante - spiega il manager -. Non conviene sfrecciare verso una presenza globale quando abbiamo ancora tanto da fare. Ci stiamo concentrando sempre sugli Stati Uniti, un mercato dove abbiamo un retaggio storico molto forte e sorprendentemente un naturale following pazzesco". Anche in Europa e in Medio Oriente "stiamo esplorando nuovi mercati, abbiamo rilevato un'attività in Barhein e stiamo facendo lo stesso con l'Arabia Saudita".

In Europa, in particolare, la culla del brand è Milano, dove la label vanta un punto vendita in gestione diretta in Montenapoleone. "Qui abbiamo in procinto un grosso progetto di rinnovata visibilità, faremo qualcosa di importante, stiamo cercando la soluzione più visibile e forte a livello retail. Stiamo studiando e trattando sotto traccia". Più in generale, spiega Azzolari, "stiamo anche cercando di fare un revamp attraverso nuove aperture nella sunbelt europea, da Cannes a Saint Tropez, dove aggiungiamo peso, e stiamo guardando a Ibiza". Anche l'e-commerce è tra i fiori all'occhiello di Roberto Cavalli: "Sta crescendo bene nella funzione in cui è parte dell’omnichannel - sottolinea Azzolari - è un aspetto molto forte del nostro business, su Roberto Cavalli vale oltre il 20% del fatturato, e ha un peso specifico importante. I negozi diventeranno sempre più showroom esperenziali per poi avere il grande motore dell’e-commerce a livello logistico e distributivo. Per noi è uno degli ambiti in cui continuare a investire".

Un'altra sfida è quella di JustCavalli.com "che è in embrione" e dell'iconico brand Just Cavalli. "E’ già stato rilanciato, e abbiamo tre touch point che ci dicono che ci stiamo muovendo bene - spiega Azzolari - il ready to wear e le calzature, grazie al nostro partner Swinger International, stanno crescendo molto bene, e sta funzionando particolarmente bene l’ottica, con la licenza con De Rigo. E poi gli orologi, dove c’è un’ottima richiesta. Vorrei evidenziare che Just Cavalli e Roberto Cavalli sono due prime linee, non una prima e una seconda linea ma due identità ben precise". Just Cavalli, in particolare, vuole rivolgersi alla Gen Z. e a un consumatore più ‘street luxury’ mentre Roberto Cavalli è specificatamente luxury. "Le due cose possono coesistere e anzi, l'obiettivo di 500 milioni di fatturato entro i prossimi 5 anni sarà raggiunto grazie al dualismo di queste linee, che sono complementari".

Un asset importante è rappresentato dalla galassia delle fragranze, grazie all'accordo siglato nell'estate scorsa con Interparfums e che nel 2025 prevede il lancio sul mercato di nuovi scent firmati Roberto Cavalli. "Con Interparfums - dice Azzolari - c'è una strettissima collaborazione e stiamo ricreando l’allure sul brand nel mondo delle fragranze, con mercati molto desiderosi". Oltre al prêt-à-porter il nome di Roberto Cavalli è legato strettamente alla couture, realizzata completamente in house. "Sta funzionando molto bene - chiosa Azzolari - ma non intendiamo ancora portarla in passerella a Parigi, non perché non ne intravediamo il potenziale ma perché la sua potenza ora è quella del 'salotto buono'. Abbiamo pochi e molto rappresentativi clienti e stiamo facendo proselitismo senza bisogno di grandi show. Vogliamo fare tutto in casa, abbiamo un vero atelier, con le nostre sarte. Produciamo 200 capi all’anno e c'è un dialogo diretto tra il cliente e Fausto. E' questo l’atout che rende l'atelier unico nel suo genere".

Un ulteriore tassello che contribuisce al lustro di Roberto Cavalli nel panorama del fashion globale. "E' come una fenice che sta rinascendo dalle proprie ceneri - osserva Azzolari -. Ha un potenziale pazzesco, spesso inespresso e vogliamo essere sempre più accessibili, non tanto in termini di prezzo ma di rapporto con il consumatore". Chiunque, oggi, può essere un ambassador Cavalli. "Non siamo uno di quei brand in cui bisogna fare la fila per entrare ma vogliamo essere molto friendly. Dobbiamo restare nell'ambito luxury, sviluppare Just Cavalli e il mondo delle nuove generazioni senza però inquinare il consumatore o cancellare il passato. In poche parole, vogliamo essere molto reali". (di Federica Mochi)

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