Centinaia di migliaia di animali, più precisamente 900mila pecore, 850mila bovini e 5.000 capre, sono state trasportate dall’Ue in Turchia fra il 2010 e il 2015. Destinati al macello, all'ingrasso e alla produzione di latte. E per il 2016 l’Unione europea prevede che questi numeri cresceranno ulteriormente. Animal Welfare Foundation (Germania), Tierschutzbund Zürich (Svizzera), Eyes on Animals (Olanda) e Compassion in World Farming hanno effettuato ispezioni al confine turco di Kapikule: sono stati controllati 352 camion con animali, di cui 247 (il 70%) violavano uno o più punti del regolamento europeo. I risultati dell'indagine durata cinque anni sono riassunti in un dossier di 1000 pagine dal titolo 'Il viaggio del condannato' che racconta di trasporti in "orribili condizioni che portano a grave disidratazione, stress, lesioni e spesso anche la morte" degli animali.
"Non si tratta di eventi casuali relativi a singole aziende di trasporto ma di violazioni sistematiche. Nessuno dei 13 Stati membri dell’Ue da cui provengono gli animali ha i dati in regola", osserva Lesley Moffat, ispettrice di Eyes on Animals. "La nostra investigazione, realizzata in cinque anni, prova che non è stata adottata nessuna misura concreta per creare un’infrastruttura per tale commercio", rimarca Lesley Moffat.
"Per esempio, non ci sono stalli per scaricare e nutrire gli animali - aggiunge - Dopo aver attraversato il confine, l’Ue non è più competente per il controllo dei carichi di animali e per il sanzionamento di coloro che violano la normativa in caso di infrazioni. L’Ue resta in disparte come se fosse completamente impotente ma in realtà potrebbe fermare questo commercio".
Iris Baumgärtner, ispettrice di Tsb-Awf, denuncia: "Violazioni dei tempi di guida, piani di viaggio irrealistici, dichiarazioni false sulle pause per il riposo, temperature estreme, mancanza di riserve d’acqua e cibo, sovraccarico di animali, spazio insufficiente per il capo degli animali, lettiere mancanti e conducenti non formati sono all’origine di questi trasporti della tortura. Feriti, morenti, malati e partorienti questi animali sono lasciati al loro destino. Gli animali morti spesso rimangono a bordo dei camion fino a destinazione".
Nel 2015 la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che il regolamento europeo per il trasporto è valido e deve essere rispettato dai camion con animali vivi dal luogo di partenza fino al luogo di destinazione, anche se quest’ultimo si trova in un Paese non europeo. "L’esportazione di animali vivi oltre i confini europei non è soltanto una violazione sistematica del regolamento europeo sul trasporto 1/2005, ma anche dell’Articolo 13 del Trattato di Lisbona, secondo il quale i requisiti del benessere degli animali in quanto esseri senzienti devono essere tenuti pienamente in conto", dice Iris Baumgärtner. In conclusione, le associazioni chiedono "la fine dei trasporti di animali vivi dall’Ue verso la Turchia".
Per l'Italia nel 2015, dei 6 carichi ispezionati durante l'indagine, tutti infrangevano il regolamento per diversi motivi. "Come Ciwf Italia chiediamo al governo del nostro Paese che si schieri in sede europea per la fine di questo barbaro commercio. Gli animali italiani esportati in Turchia sono ancora 'pochi', ma sempre troppi. I cittadini possono unirsi alla nostra richiesta firmando una petizione sul nostro sito", sottolinea Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia Onlus.