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"Non ci ho pensato a farlo venire così, non l'ho fatto apposta, è venuto da sé. Adoro scrivere, mi sono divertito a farlo in libertà: sono come un cavallo a cui aprono il recinto". Lo dice all'Adnkronos Manlio Graziano, professore di geopolitica e di storia delle religioni alla Sorbona di Parigi, parlando del suo ultimo libro "Mondo Birbetta!"(Nuova Argos). E' un fiume in piena Graziano, consapevole che questo libro è molto diverso rispetto a tanti altri, come scrive lui stesso nell'introduzione: "Non è un libro di storia. E non è nemmeno un libro di memorie. E' un libro che non saprei incasellare. E' un libro a sé". L'opera, che unisce macrostoria nazionale alle microstorie familiari di Graziano, si concentra soprattutto sulla seconda guerra mondiale e sugli eventi che hanno colpito la sua famiglia: la mamma scappata a piedi dalla Toscana al Piemonte, il papà deportato in Germania, il nonno morto giovane e, soprattutto, la storia di nonna Anna, attorno a cui ruota il racconto. "Ma - ci tiene a sottolineare Graziano - di storie familiari come queste ce ne sono tantissime: la differenza è il modo di presentare la storia di mia nonna e della famiglia".
E' il linguaggio la vera novità di questo racconto. Irriverente, ironico, intrigante e soprattutto espressionistico, lo stile rende il testo alla portata di tutti. Le parole, taglienti e armoniche, evocano ricordi, sogni, gesta passate scolpite indelebilmente nella memoria. "Ho fatto attenzione alla ritmicità - confessa Graziano - arrivando a inventare delle parole e a cambiare accenti tonici di alcuni termini. Spero che arrivi al pubblico non solo cosa racconto ma anche come lo faccio". Il libro ha varie versioni, un po' come per i Promessi Sposi, ma guai a paragonarlo a opere letterarie celebri: "Il mio non è un tentativo o un esperimento espressivo perché non era voluto. Lascio le parole libere di giocare".
Il libro ha origini antiche. La prima versione è infatti del 1999, in occasione dell'anniversario del centenario della nascita di nonna Anna. "L'avevo scritto per la mia fidanzata di allora, volevo raccontare la storia della mia famiglia. Ci ho poi rimesso mano nel 2015 quando è morto mio zio. Ho riscritto due terzi del testo, ma lo stile era quello già nella versione precedente. Di me non c'è quasi nulla, non è autobiografico, c'è solo qualche cameo da bambino". Sono però i ricordi con la nonna, gli ultimi che ha con lei, i momenti più toccanti, in cui ognuno può immedesimarsi e immergersi, da adulto, in un raro momento di fanciullina nostalgia. "Volevo che alcuni dei protagonisti lo vedessero pubblicato. Alcuni si sono commossi. L'episodio che vorrei rimanesse impresso di più è quello di mio nonno. Era coltissimo, versatile: aveva una vena artistica che mi ha trasmesso. Non l'ho mai conosciuto, ma la sua memoria è sempre viva in me". E' proprio nella rimembranza, e nella dolcezza che il ricordo suscita dopo molti anni, il senso e l'impalcatura di questo piccolo e prezioso racconto.