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Zambon: "Report Italia? Vero nodo indipendenza Oms"

Parla all'Adnkronos Salute il ricercatore autore del rapporto sul piano pandemico dell'Italia: "Non ero a conoscenza dei messaggi' fra Guerra e Brusaferro"

Foto Ipa/Fotogramma
Foto Ipa/Fotogramma
12 aprile 2021 | 20.43
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Sul caso del piano pandemico dell'Italia e l'Oms interviene Francesco Zambon, autore del report sulla prima risposta dell'Italia alla pandemia di Covid.

"Il punto non è più il report dei 'somarelli' di Venezia ritirato. Vorrei che fosse chiaro. Lo dico in modo costruttivo: credo che l'Organizzazione mondiale della sanità non debba perdere questa opportunità per migliorarsi come un'organizzazione di cui il mondo ha bisogno. Basta avanti e indietro, basta affermazioni infondate su inesattezze e incongruenze di un report che era stato pienamente approvato, e lo dice anche la magistratura. Non è questo il punto: l'Oms si guardi dentro per migliorare la sua indipendenza", dice il ricercatore, sotto i riflettori da quando il suo destino si è intrecciato con l'inchiesta aperta dalla procura di Bergamo.

Zambon si è dimesso dall'ufficio regionale dell'Oms Venezia e all'Adnkronos Salute commenta le parole diffuse oggi da un portavoce dell'Oms sulla questione del report e sul ruolo del direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. L'Oms, osserva Zambon, "dovrebbe cambiare disco, smettere di voler ridurre il problema a quanto accaduto fra due persone, fra me e Ranieri Guerra. Il problema è sovranazionale, sono le dinamiche di potere tra Oms e Stati membri, serve riflettere se un rapporto deve essere rivisto perché scomodo per un governo, anche alla luce di quanto sta accadendo ora con la Cina. Senza polemica, l'Oms dovrebbe rispondere a queste domande, andare alla radice del problema, non trovare scuse, non appigliarsi a dettagli che sono immediatamente confutabili".

Quanto alle ultime notizie emerse riguardo all'inchiesta, Zambon precisa: "Non so se essere soddisfatto di quanto sta emergendo. La parola giusta è: meglio se tutto questo non fosse mai successo. Se non ci fosse stato proprio motivo di aprire un'indagine, se il rapporto fosse stato pubblicato senza nessuno di questi problemi. Non ero a conoscenza dei messaggi e di tutto quello che è emerso neanche quando ho dato le dimissioni, e meno male che le ho date alla luce di questo. Ma non è un problema dell'Italia o del singolo Paese. Ora l'Oms risponda sulla mancanza di trasparenza e indipendenza, sul fallimento dei meccanismi interni di controllo. Ma non lo dico in maniera negativa: colga l'opportunità di non eludere i problemi".

"Il piano pandemico non è mai stato aggiornato e ormai è assodato. Ma quelle erano solo poche righe in un report di 102 pagine. E mi dispiace - prosegue - perché non erano neanche particolarmente critiche nei confronti del governo italiano, davano anzi lustro all'Italia. E' un peccato che sia stato buttato via tutto per interessi personali di più persone. Perché a questo punto è chiaro che c'erano tanti interessati a fare in modo che il rapporto, come dice il capo gabinetto di Speranza, venisse fatto morire".

"Cosa farò adesso? Io mi sono dimesso" dall'ufficio Oms "perché non era più possibile stare dentro un ambiente in cui ero ormai isolato e sentivo tanta ostilità. Spero però che la mia esperienza serva. Ora valuto con calma un paio di proposte di lavoro che ho ricevuto e intanto sto scrivendo un libro. Uscirà il 13 maggio. Proprio lo stessa data in cui il nostro report fu ritirato", conclude.

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