Mortale una volta su 10
Primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia. Quali sono i sintomi della malattia? Come si trasmette? Qual è la mortalità? Sono gli elementi che delineano il quadro, dopo la diagnosi del primo caso nazionale all'Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, in un giovane italiano di ritorno dalle isole Canarie - è una rara malattia virale che si trova per lo più nei Paesi tropicali dell'Africa centrale e occidentale.
Viene chiamata così perché fu scoperta nelle scimmie da laboratorio nel 1958. In seguito, studi su animali in Africa hanno riscontrato evidenze d'infezione in scoiattoli, che si ritiene svolgano un ruolo importante come ospiti naturali della malattia. Studi di laboratorio hanno inoltre dimostrato che l'infezione da vaiolo delle scimmie può verificarsi anche in ratti, topi e conigli. Nel 1970 il vaiolo delle scimmie è stato identificato come la causa di una malattia degli esseri umani simile al vaiolo in località remote dell’Africa. La trasmissione da uomo a uomo del virus avviene con un periodo di incubazione di circa 12 giorni (da 7 a 21 giorni).
Dopo l'eradicazione del vaiolo umano, nel 1980 - si legge in una scheda sul sito dell'Istituto superiore di sanità - il monitoraggio sul vaiolo delle scimmie è continuato dal 1981 al 1986, nella Repubblica Democratica del Congo, con l'identificazione di 338 casi, con un tasso caso-fatalità del 9,8% per persone non precedentemente vaccinate contro il vaiolo. Il vaccino antivaioloso è stato dimostrato efficace all'85% nel prevenire la manifestazione umana di vaiolo delle scimmie. Nel febbraio 1997 furono identificati, sempre nella Repubblica Democratica del Congo, 88 casi.
Dopo i primi dati raccolti nel corso di questa epidemia, che suggerivano una catena di contagio da uomo a uomo, uno studio epidemiologico a cura dei Cdc americani, dell'European Programme for Intervention Epidemiology Training e dell'Oms, ha confermato la trasmissione umana del virus. Una trasmissione probabilmente facilitata rispetto ai decenni precedenti dalla più alta percentuale di persone suscettibili in quanto non preventivamente vaccinate contro il vaiolo, dopo che l'eradicazione di questa malattia ha portato alla sospensione della vaccinazione di massa.
Questa malattia è causata dal Monkeypox virus che appartiene al gruppo degli orthopoxvirus. Negli esseri umani, le caratteristiche cliniche del vaiolo delle scimmie sono simili a quelle del vaiolo. Circa 12 giorni dopo l'esposizione, la malattia si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi gonfi, malessere generale, e spossatezza. Nell'arco di 1-3 giorni (talvolta anche di più) dall'insorgenza della febbre, il paziente sviluppa eruzione cutanea pustolare che appare solitamente prima sul volto, ma a volte anche su altre parti del corpo. Le lesioni si sviluppano in genere in diverse fasi prima di formare la crosta e cadere. La malattia generalmente dura da 2 a 4 settimane. In Africa il vaiolo delle scimmie è fatale in circa il 10% delle persone che contraggono la malattia. La mortalità per il vaiolo umano era di circa il 30% dei casi prima cha la malattia fosse eradicata.
Gli uomini possono contrarre il vaiolo delle scimmie attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. La malattia potrebbe anche diffondersi da uomo a uomo, tuttavia è molto meno contagiosa del vaiolo umano. Si pensa che il virus si trasmetta per via orale durante il contatto diretto o contatto faccia a faccia prolungato. Inoltre, il vaiolo delle scimmie può trasmettersi tramite il contatto diretto con i liquidi organici di una persona infetta o con oggetti contaminati dal virus quali biancheria o abbigliamento.
Non esiste un trattamento specifico per il vaiolo delle scimmie. E' stato riferito che in Africa il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie si riduce nelle persone precedentemente vaccinate per il vaiolo. E' in corso di valutazione il ruolo potenziale del vaccino per il vaiolo nei pazienti esposti al vaiolo delle scimmie. Si stanno anche valutando farmaci antivirali, come il cidofovir, per il trattamento.