"Ciao, vado a Macerata a fare una strage". Un caffè in autogrill, la pistola e due caricatori in macchina e in mente il piano folle della 'caccia al nero'. Luca Traini, il 28enne responsabile del raid razzista di ieri a Macerata, che voleva colpire lo aveva annunciato alla barista. E' quanto emerge dalle testimonianze, che raccontano anche di una radicalizzazione dell'uomo su posizioni di estrema destra e dei dubbi e preoccupazioni di quanti lo hanno conosciuto e visto cambiare nel tempo.
Disoccupato, il 28enne aveva perso il lavoro da buttafuori un anno fa. Da quel momento solo lavoretti saltuari e malpagati e l'incubo della crisi economica i cui responsabili, ne era certo, dovevano essere gli immigrati. Una certezza che lo aveva portato prima all'impegno politico con la Lega Nord - candidato nelle liste del Carroccio alle comunali di Corridonia nel giugno 2017, non aveva preso nemmeno un voto - che nel programma vantava proprio "il controllo degli immigrati", e poi tra le fila dei manifestanti di Casapound a Roma un mese fa, alla marcia in occasione del quarantennale della strage di Acca Larentia. Nel mezzo, tatuaggi con il fuan e la Zanna di Lupo nazista. Una discesa verso l'estrema destra che, raccontano, si era velocizzata dopo il disastroso esito elettorale e la fine di una relazioni avvenuta due mesi fa.
"Scherzavamo sul fatto che non aveva ricevuto neanche un voto. Frequentava anche gli ambienti di estrema destra. E' stato trascinato, per lui erano come una famiglia, quella che non ha mai avuto. [...]. Credo fosse in cura, da uno psichiatra, penso, diceva che lo avevano definito borderline. L'assurdo è che da noi in palestra aveva amici di tutte le parti del mondo", racconta all'AdnKronos Francesco Clerico, titolare dalla palestra 'Robbys' di Macerata, che tre mesi fa aveva dovuto allontanare l'amico, ormai fanatico xenofobo, dedito a saluti romani e battute razziste anche durante l'attività fisica.
Un fanatismo covato per mesi ed esploso ieri, con un tentativo di strage nel centro di Macerata dove l'uomo ha ferito 6 persone, tutte di colore, prima di essere fermato. A fare da scintilla, sembra, il brutale omicidio di Pamela Mastropietro, una ragazza con una storia molto simile a quella di un amore passato del 28enne, una ragazza tossicodipendente e vittima, secondo Traini, di uno spacciatore immigrato. A raccontare il momento in cui la follia si è trasformata in realtà, lo stesso Traini ai carabinieri: "Stavo andando in palestra in macchina, quando alla radio ho risentito la storia della 18enne - queste le parole del terrorista agli inquirenti riportate dal Corriere della Sera -. D'istinto ho fatto dietrofront, sono tornato a casa, ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola. Ho deciso - ha confessato - di ucciderli tutti". Poi il viaggio a tutta velocità sulla statale verso Macerata a bordo di un'Alfa Romeo 147. Addosso la tuta mimetica, in testa - mentre sorseggiava l'ultimo caffè da uomo libero all'autogrill - l'idea fissa di sparare.