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Trieste, suicidio assistito per 55enne: il primo a carico Ssn

L'Associazione Coscioni: "Anna ha concluso la sua vita nella sua casa con autosomministrazione di farmaco letale"

Una flebo - (Foto 123RF)
Una flebo - (Foto 123RF)
12 dicembre 2023 | 14.54
LETTURA: 2 minuti

Primo caso di suicidio assistito in Italia a carico del Servizio sanitario nazionale. Una donna triestina di 55 anni affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva ha potuto morire con l'autosomministrazione del farmaco letale fornito insieme alla strumentazione necessaria dal Ssn. A darne notizia è l'Associazione Luca Coscioni.

Anna (nome di fantasia a tutela della privacy) è morta il 28 novembre nella sua casa di Trieste. Aveva chiesto il suicidio assistito ed è "la prima persona ad aver avuto accesso" alla procedura "con assistenza completa del Ssn", la terza ad accedere alla morte volontaria in Italia, la quinta ad aver avuto il via libera, sottolinea l'associazione Coscioni che ha seguito il caso.

Dopo aver atteso un anno dalla sua richiesta, spiegano dall'associazione, Anna è "la prima italiana ad aver completato la procedura prevista dalla Consulta con la sentenza 'Cappato\Antoniani', con l'assistenza diretta del Servizio sanitario nazionale (Ssn), a seguito dell'ordine del Tribunale di Trieste: infatti il farmaco letale e la strumentazione sono stati forniti dal Ssn e un medico individuato dall'azienda sanitaria, su base volontaria, ha provveduto a supportare l'azione richiesta nell'ambito e con i limiti previsti dalla Ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste il 4 luglio 2023, e quindi senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza di Anna", si legge in una nota.

L'ultimo messaggio di Anna: "Oggi sono libera"

Il suo è anche il primo caso di suicidio assistito in Friuli Venezia Giulia. "Ho amato con tutta me stessa la vita, i miei cari, e con la stessa intensità ho resistito in un corpo non più mio - è l'ultimo messaggio lasciato da Anna - Oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere. Anna è il nome che avevo scelto e, per il rispetto della privacy della mia famiglia, resterò Anna. Ho deciso di porre fine alle sofferenze che provo perché oramai sono davvero intollerabili. Voglio ringraziare chi mi ha aiutata a fare rispettare la mia volontà, la mia famiglia che mi è stata vicina fino all'ultimo".

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