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Studio Cnr: ecco perché si estinse l'Uomo di Neanderthal

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29 maggio 2019 | 16.12
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(di Andreana d'Aquino) - Svelata da un team di ricercatori italiani e statunitensi la causa dell’estinzione dell'uomo di Neanderthal. La scomparsa di questi ominidi strettamente affini all'Homo Sapiens e vissuti nel paleolitico medio, tra 200.000 e 40mila anni fa, fu provocata da un aumento di radiazioni ultra-violette, i cui effetti selezionarono i nostri antenati Cro-Magnon -un'antica forma di Homo Sapiens- a scapito dei neanderthaliani, a causa di una variante genetica di una proteina sensibile ai raggi Uv. E questi effetti hanno portato all'estinzione anche di numerosi mammiferi.

Quarantamila anni fa durante l’Evento di Laschamp, il campo magnetico terrestre subì infatti un improvviso crollo, a circa il 25% del valore attuale, e le radiazioni ultra-violette (Uvr) aumentarono selezionando i nostri antenati Cro-Magnon a scapito dei neanderthaliani. "La chiave determinante nella selezione è nella variante genetica di una proteina sensibile ai raggi Uv, il recettore arilico (AhR-(Aryl Hydrocarbon Receptor)" ed il "breve intervallo di tempo, pari a circa 2000 anni, è bastato a decretare la fine dei Neanderthals e fare invece sviluppare i nostri antenati Sapiens" spiega, intervistato dall'Adnkronos il geologo Luigi Vigliotti del Cnr-Ismar. "Il recettore infatti era differente fra i Sapiens ed i Neanderthals" aggiunge.

I ricercatori dell'Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna hanno realizzato lo studio con i ricercatori dell'Università della Florida a Gainesville, guidati da Jim Channell, risolvendo uno dei grandi misteri della paleoantropologia. Il risultato dello studio, pubblicato su Reviews of Geophysics, è arrivato, racconta Vigliotti, "perchè abbiamo messo insieme una serie di conoscenze in ambito geologico e paleomagnetico e abbiamo incrociato i dati con conoscenze in settori come genetica molecolare, medicina e biologia, dati sul genoma, sul Dna. Ovvero conoscenze raggiunte in differenti campi, cioè realizzate da altri scienziati e mai correlate fra loro".

Ecco i dettagli della ricerca

"Il recettore arilico AhR -riferisce Vigliotti- era infatti conosciuto, la variante genetica era stata trovata due anni fa da un team americano. E questo recettore AhR -che io ho chiamato arilico assumendomene ogni responsabilità- ha una grossa importanza nel contrastare la diossina" sottolinea lo scienziato italiano. Vigliotti ricorda quindi che "i Neanderthals accendevano fuochi nelle caverne e gli scienziati americani -indipendentemente dalle nostre ricerche e lavorando in differenti settori della scienza- avevano compreso che il recettore AhR aveva questa variante ma non avevano collegato tutti gli elementi oggetto delle nostre ricerche". "Noi invece abbiamo messo in relazione questa ed altre conoscenze per arrivare a comprendere gli scenari ed i fattori che hanno portato all'estinzione dei Neanderthals".

In particolare, il paleomagnetista Luigi Vigliotti ed il suo collega Jim Channell hanno infatti identificato l’Evento di Laschamp, una delle principali escursioni del campo magnetico terrestre, avvenuta 41 mila anni fa (41.300+/-600 anni) come il fattore che probabilmente causò l’estinzione. Il campo magnetico, infatti, spiega ancora Vigliotti, "funziona come schermo di protezione contro i raggi Uv provenienti dal cosmo e la ricerca dimostra che sono stati gli effetti delle radiazioni Uv a selezionare in modo irreversibile i nostri antenati Cro-Magnon a scapito dei Neanderthal, a causa, appunto, di una variante genetica della proteina nota come recettore arilico (AhR), sensibile agli Uv, che fu loro fatale durante quel breve intervallo di tempo -circa 2000 anni- di minima intensità del campo magnetico".

Spiegando come sono arrivati alla scoperta, Vigliotti riferisce che "in 3 anni" si è letto "forse 200 articoli di medicina". "Li leggevo -racconta- e li confrontavo con le mie ricerche ma ho impiegato un certo tempo a collegare tutti i dati". La svolta, proprio mentre "la ricerca stava stagnando, è arrivata il venerdì 17 marzo del 2017, a dispetto di ogni superstizione".

"Cruciale la scoperta in una tesi di laurea di una ragazza italiana"

Quel giorno, racconta ancora Vigliotti, "ho trovato una tesi di una ragazza italiana dell'Università tedesca di Heidelberg. La tesi era sulla sclerosi multipla e parlava di esperimenti con topi sugli effetti dei raggi Uv. A quel punto ho verificato un paio di figure e le ho stampate. Poi sono andato a pranzo. Al ritorno la stampante aveva riprodotto tutta la tesi, oltre 200 pagine sulla Sclerosi Multipla. Era venerdì, non avevo troppo lavoro da fare e ho deciso di leggerla tutta". La scelta di approfondire è stata fondamentale. "Proprio leggendo tutto il lavoro, -prosegue il ricercatore del Cnr- Ismar- ho scoperto che i raggi Uv agivano in particolare su questo recettore arilico AhR. Ho compreso che dovevo mettere in relazione questo dato con tutti nostri studi. Allora ho messo in rete l'informazione".

"E' stato così che mi è comparso lo studio del team americano che aveva scoperto che il recettore acrilico AhR era differente fra i Sapiens ed i Neanderthals: avevo trovato la chiave che spiegava l'estinzione dei neanderthaliani" aggiunge ancora lo scienziato. "Neanderthal e Sapiens -ricorda- hanno convissuto, incrociandosi, per alcune migliaia di anni, come dimostrano le 'impronte' lasciate nel nostro Dna ed i tratti somatici di alcuni individui contemporanei".

La loro estinzione, continua il ricercatore, "è stata oggetto di numerose ipotesi, incluso l’istinto 'fratricida' dei nostri antenati. Nel 2016 un gruppo di biologi molecolari ha scoperto l’esistenza di una piccola variante genetica Ala-381 nel recettore arilico dei Neanderthal rispetto al Val-381 dei Sapiens (e dei fossili Cro-Magnon), che fu interpretata come un vantaggio nell’assorbimento delle tossine prodotte dal fumo legato allo stile di vita trogloditico".

"Scomparsi anche 35 grandi mammiferi in un 'istante' geologico"

"Il recettore arilico è infatti fondamentale nel regolare l’effetto tossico della diossina. La coincidenza con i tempi dell’estinzione dei Neanderthal suggerisce che invece fu lo stress ossidativo prodotto dalla mancanza dello schermo fornito dal campo magnetico terrestre rispetto ai raggi Uv ad essere responsabile della loro scomparsa" aggiunge spiegando che "il Laschamp non fu per altro fatale solo ai neanderthaliani.

"Nello stesso intervallo di tempo in Australia -osserva lo scienziato- si estinsero 14 generi di mammiferi, soprattutto di grossa taglia, come dimostra la drastica diminuzione nei sedimenti delle tracce di sporormiella, un fungo coprofilo che vive sullo sterco di grandi animali erbivori, proprio in corrispondenza del minimo di intensità del campo magnetico terrestre".

Vigliotti rimarca inoltre che "un altro minimo osservato circa 13 mila anni fa portò alla scomparsa di 35 generi di grandi mammiferi in Europa e soprattutto in Nord America intorno a questo intervallo di tempo, quasi in un 'istante' geologico. Questi due focolai di estinzione dipendono dalla diminuzione dell'ozono stratosferico durante gli episodi di bassa intensità di campo magnetico e dal ruolo della radiazione ultravioletta ben più che dall’overkill da parte dell'uomo o dal cambiamento delle condizioni climatiche".

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