Lavorino: "Lo dissi all'indomani della strage che l'omicidio non aveva nulla di manovalanza italiana ma che si trattava di un omicidio per vendetta"
"Finalmente si comincia a intuire che si può arrivare alla reale verità dei fatti. Le indagini inizialmente partirono male, ci furono pressioni e forzature perché c'era stato il classico innamoramento della tesi. Certo, dopo molti anni, dire che stiamo cominciando a fare giustizia è limitativo perché giustizia non è stata fatta, i veri colpevoli sono ancora in libertà e degli innocenti in galera". Lo dice all'Adnkronos il criminologo Carmelo Lavorino, commentando la pronuncia della Corte di Appello di Brescia sul processo di revisione della Strage di Erba che ha portato alla condanna di Rosa Bazzi e Olindo Romano.
"Lo dissi all'indomani della strage che l'omicidio non aveva nulla di manovalanza italiana ma che si trattava di un omicidio per vendetta commesso da una banda di soggetti non italiani nell'ambito della droga, sia per il modus operandi che per l'accanimento che ci fu nei confronti delle vittime. Ci abbiamo messo troppo tempo - continua - perché troppe forze interessate, anche solo a livello di schieramento, di tifo, per proteggere i propri amici e consulenti che avevano commesso dei grossi errori, si erano schierate contro".