Le parole del professore di Igiene presso l’università di Genova e direttore del Centro interuniversitario per la ricerca sull'influenza e le altre infezioni trasmissibili (Ciri-it) a margine della Conferenza nazionale straordinaria di sanità pubblica
"Noi, che ci occupiamo di vaccini da sempre, li mettiamo sempre tutti sullo stesso piano: le vaccinazioni raccomandate non sono meno importanti di quelle obbligatorie”. Queste le parole di Giancarlo Icardi, professore di Igiene presso l’università di Genova e direttore del Centro interuniversitario per la ricerca sull'influenza e le altre infezioni trasmissibili (Ciri-it), a margine della Conferenza nazionale straordinaria di sanità pubblica in corso a Villa Erba a Cernobbio (Como) organizzata dalla Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), a Villa Erba di Cernobbio dal 12 al 14 ottobre.
"Quando parliamo di meningite, pronunciamo una parola che evoca ancora paure antiche - sottolinea Icardii -. E giustamente, aggiungerei. La meningite, infatti, seppure malattia abbastanza rara, è estremamente invalidante. Basta ricordare - continua l’esperto - che ancora oggi oltre la metà di chi contrae la meningite o la sepsi, cioè il meningococco del sangue, purtroppo muore e, quando sopravvive, spesso ha disabilità per tutta la vita, come l’amputazione di arti o disabilità psichiche. Ecco perché la prevenzione primaria che possiamo fare grazie ai vaccini è estremamente importante”.
"Esistono almeno cinque tipi di meningococco - ricorda l’esperto - e, fortunatamente, oggi abbiamo vaccini contro tutti: uno tetravalente che ne contiene quattro, cioè i tipi caratterizzati dalle lettere dell’alfabeto a, c, w, y e poi un vaccino, invece, monovalente contro il meningococco di tipo B”. “È chiaro che questi vaccini devono essere fatti sia nei primissimi mesi di vita per quanto riguarda il meningococco di tipo B, entro il secondo anno di vita per quanto riguarda il meningococco tetravalente contro a, c, w, y, mentre ci vuole un secondo intervento vaccinale nell'età adolescenziale, perché - spiega - quando aumentano i contatti sociali, abbiamo tutta una serie di luoghi dove i giovani si incontrano e quindi è fondamentale vaccinarli prima che ciò avvenga. Ne consegue che l’età adolescenziale è molto importante per fare la prima vaccinazione sia tetravalente sia monovalente contro il meningococco di tipo B in tutti quei soggetti che non siano stati vaccinati alla nascita. Nell'eventualità in cui sia stata effettuata la vaccinazione alla nascita, è importante ripetere una seconda vaccinazione, proprio per fare in modo che la protezione duri almeno fino a quelle fasce d’età in cui è essenziale prevenire queste malattie, in alcuni casi anche mortali", conclude.
"Il virus respiratorio sinciziale è poco noto - continua Icardi-, nel senso che nella popolazione generale non abbiamo l'esatta consapevolezza dei danni che può provocare. Lo possiamo paragonare ad altri virus che hanno una stagionalità, come a esempio quelli influenzali che ogni anno creano un eccesso di morti, da 4 a 8mila morti in più rispetto alle attese. Quindi, il virus sinciziale costituisce un problema non solo sanitario ma anche sociosanitario, proprio per l’impatto che ha in termini di popolazione. Per tale motivo è evidente che la ricerca sui vaccini e la prevenzione primaria sono estremamente importanti”.
"Il 2023 - ha proseguito Icardi - è sicuramente un anno importante, in quanto per la prima volta abbiamo anche in Europa, dopo l’autorizzazione negli Stati Uniti lo scorso maggio due vaccini contro il virus respiratorio sinciziale approvati e anche un anticorpo che può essere utilizzato nei primissimi mesi di vita per fare profilassi nei confronti dei neonati. I due vaccini a oggi sono approvati e utilizzabili da scheda tecnica, proprio per la popolazione sopra i 60 anni, quindi la popolazione fragile, anche se è difficile dare un grado di fragilità".
"L'avanzare dell'età - continua l’esperto - è già una mezza malattia, in quanto il nostro sistema tende ad invecchiare e invecchia anche il nostro sistema immunitario. Pertanto, quando siamo aggrediti dai microrganismi, siamo più soggetti a complicanze e ricoveri ospedalieri, ce lo ha ricordato la storia della recente pandemia, dove i soggetti vulnerabili e fragili erano quelli facilmente colpiti. Quindi, il fatto di disporre di due vaccini da utilizzare l'uno o l'altro per contrastare questa malattia e le sue relative complicanze che, ripeto sono patologie delle basse vie respiratorie, come polmoniti o broncopolmoniti, è estremamente importante per cercare di migliorare la tranquillità dei nostri soggetti più fragili", conclude Icardi.