"Green pass alla francese? Ben venga anche da noi"
"Come convincerei i no vax irriducibili? Con una bella obbligatorietà". Fabrizio Pregliasco, virologo e docente all'Università Statale di Milano, è tranchant. "Perché non c'è speranza - dice all'Adnkronos Salute - Ci ho provato diverse volte, ho fatto riunioni in mezzo a no vax duri e puri, ma tanto sono impermeabili e poi il dubbio tra quella quota di indecisi si instilla e quando è instillato è difficile da sradicare".
I medici no vax? "Certo ne conosco. E' una questione di sfiducia, di non riconoscimento di autorevolezza alle istituzioni e alle Big Pharma che certo non sono stinchi di santo, quindi sicuramente delle cose brutte le avranno anche fatte, però non è che tutti sono ladri e delinquenti. Poi purtroppo - aggiunge - il guaio è che la materia della prevenzione, io la insegno insegnando Igiene e Medicina preventiva, rimane un argomento che fai all'università, ma poi non lo approfondisci. E' una materia meno oggetto di approfondimento perché è un argomento che è sempre stato di nicchia. L'approccio sanitario - rileva l'esperto - è più sul versante terapeutico anche perché dà soddisfazione, mentre la prevenzione dà risultati a lungo termine e visti dal punto di vista statistico, ma impalpabili nel piccolo. Ed è quindi un problema".
Il virologo promuove a pieni voti la decisione della Francia di introdurre l'uso del Green pass per accedere a bar, ristoranti, trasporti e tutti gli eventi con più di 50 persone: "Per un rigorista come me è una bella idea, quindi ben venga anche da noi". "Io credo - dice il virologo all'Adnkronos Salute - che sia l'elemento per facilitare un'adesione al vaccino".
"E bene hanno fatto in Francia - ricorda - anche nella campagna pubblicitaria sugli effetti collaterali del vaccino", dove vengono mostrate per esempio due persone che si baciano. "Effetto collaterale che in questo caso è un effetto positivo: quello di poter vivere e riprendere oggettivamente le attività".
Dunque vincolare le principali attività al Green pass "ci sta, a questo punto. E' un modo - sottolinea - per riuscire a contemperare una convivenza civile col virus. Quindi ognuno di noi si prende la responsabilità e l'onere degli eventi avversi che possono capitare, però lo si fa in un'ottica di solidarietà e di qualità di vita complessiva della comunità. Dobbiamo pensare anche agli altri, a noi stessi e ai nostri fragili".
Pregliasco dice "sì alla sostituzione dell'Rt con il numero dei ricoveri per determinare la zona gialla". "Sembra essere il dato più rilevante e più oggettivo quello dell'impegno del Servizio sanitario nazionale. Io però - aggiunge - ci metterei anche quello di un tracciamento più massivo possibile, contemperandolo quindi con una quantità di tamponi minima".