Il Pontefice nel suo primo discorso a Budapest: "No ai populismi autoreferenziali"
Il Papa da oggi in Ungheria per il suo 41esimo viaggio apostolico del pontificato. L’aereo con a bordo Francesco è atterrato all’Aeroporto Internazionale Ferenc Liszt di Budapest alle ore 9.53. Bergoglio è stato accolto dal Vice-Primo Ministro della Repubblica di Ungheria, Zsolt Semjén. Due bambini in abito tradizionale gli hanno offerto il pane e il sale. Quindi, dopo la presentazione delle Delegazioni locali, il Papa e il Vice-Primo Ministro si sono diretti verso la Sala Vip dell’Aeroporto per un breve incontro.
Al termine, Papa Francesco si è diretto in auto al Palazzo Sándor per la Cerimonia di Benvenuto, la visita di cortesia alla Presidente della Repubblica: “Giungo come pellegrino e amico in Ungheria, Paese ricco di storia e di cultura; da Budapest, città di ponti e di santi, penso all’Europa intera e prego perché, unita e solidale, sia anche ai nostri giorni casa di pace e profezia di accoglienza”, il monito del Pontefice firmando il Libro d'Onore.
INCONTRO CON IL PRIMO MINISTRO ORBAN - Bergoglio ha poi avuto un breve incontro privato con il Primo Ministro della Repubblica di Ungheria, Viktor Orbán, e con i familiari. “Lottiamo per mantenere l’Ungheria sulla via cristiana, è molto difficile in questa Europa attuale”, ha detto Orban al Papa come si è potuto sentire in un frammento del colloquio trasmesso dai media vaticani.
DISCORSO - “In questa fase storica i pericoli sono tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?”, afferma il Papa nel suo primo discorso a Budapest alle autorità , al Corpo diplomatico e alla società civile. “In questo frangente storico - osserva -l’Europa è fondamentale. Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea: l’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori, statisti che hanno saputo guardare oltre il proprio tempo, oltre i confini nazionali e i bisogni immediati, generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi”.
Il Papa affronta anche la questione dei migranti. Chiede all’Europa di lavorare unita a “vie sicure e legali” nella consapevolezza che una “sfida epocale” non si potrà arginare coi respingimenti. “È pensando a Cristo presente in tanti fratelli e sorelle disperati che fuggono da conflitti, povertà e cambiamenti climatici, che occorre far fronte al problema senza scuse e indugi. È tema da affrontare insieme, comunitariamente, anche perché, nel contesto in cui viviamo, le conseguenze prima o poi si ripercuoteranno su tutti. Perciò - scandisce il Pontefice- è urgente, come Europa, lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà. Ciò chiama in prima linea chi segue Gesù e vuole imitare l’esempio dei testimoni del Vangelo”.
In un altro passaggio del senso e articolato discorso, Bergoglio parla dell’importanza dell’accoglienza per chi è cristiano : “È un tema, quello dell’accoglienza, che desta tanti dibattiti ai nostri giorni ed è sicuramente complesso. Tuttavia per chi è cristiano l’atteggiamento di fondo non può essere diverso da quello che santo Stefano ha trasmesso, dopo averlo appreso da Gesù, il quale si è identificato nello straniero da accogliere”.
“Penso a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli”.
“Anche l’Europa dei ventisette, costruita per creare ponti tra le nazioni, necessita del contributo di tutti senza sminuire la singolarità di alcuno”. Lo ha ammonito il Papa nel suo primo discorso della tre giorni ungherese, parlando alle Autorità del Paese, al Corpo diplomatico e alla società civile. Bergoglio, citando un padre fondatore, ha ricordato quanto preconizzava: “‘L’Europa esisterà e nulla sarà perduto di quanto fece la gloria e la felicità di ogni nazione. È proprio in una società più vasta, in un’armonia più potente, che l’individuo può affermarsi’. C’è bisogno di questa armonia: di un insieme che non appiattisca le parti e di parti che si sentano ben integrate nell’insieme. È significativo in proposito quanto afferma la Costituzione ungherese: ‘La libertà individuale può svilupparsi solo nella collaborazione con gli altri"; e ancora: "Riteniamo che la nostra cultura nazionale sia un ricco contributo alla multicolore unità europea".
Il Papa infine tuona contro le ‘colonizzazioni ideologiche’ ribadendo il no alla teoria del gender. Bergoglio, in particolare, ha puntato il dito contro “la via nefasta delle ‘colonizzazioni ideologiche’, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta”.
Il Papa, nel momento di lasciare il territorio italiano, ha fatto pervenire al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, il consueto telegramma: “Nel momento in cui mi accingo a lasciare il suolo d’Italia per compiere un viaggio apostolico in Ungheria, mosso dal desiderio di incontrare i fratelli nella fede e testimoniare l’importanza di costruire ponti tra i popoli, rivolgo a Lei Signor Presidente e a tutti gli italiani il mio cordiale saluto, che accompagno con fervide preghiere per il bene della Nazione”.