Il Santo Padre ai membri della Commissione Teologica Internazionale: "Abbiate più donne qui dentro. Nella prossima riunione dei cardinali faremo riflessione sulla dimensione femminile"
"La Chiesa è donna" e va "smaschilizzata". Papa Francesco, in via di ripresa ma con ancora “l’infiammazione polmonare associata a difficoltà respiratoria”, per dirla con le parole di ieri sera del portavoce Vaticano Matteo Bruni, tanto che sta proseguendo la terapia antibiotica, stamani ha ricevuto in udienza i membri della Commissione Teologica Internazionale. Aveva un discorso scritto ma ha osservato: “C’è un bel discorso qui con cose teologiche, ma per come sto io, meglio non leggerlo. Ve lo consegno”. Quindi il Pontefice ha lamentato la carenza di donne nella Commissione: "C’è qualcosa che non piace a me di voi, scusatemi la sincerità. Una, due, tre, quattro donne: poverette! Sono sole! Ah, scusami, cinque. Su questo dobbiamo andare avanti!".
"La donna ha una capacità di riflessione teologica diversa da quella che abbiamo noi uomini. Sarà perché io ho studiato tanto la teologia di una donna. Mi ha aiutato una tedesca brava, Hanna-Barbara Gerl, su Guardini. E adesso, nella prossima riunione dei nove Cardinali - ha annunciato -, avremo una riflessione sulla dimensione femminile della Chiesa. La Chiesa è donna. E se noi non sappiamo capire cos’è una donna, cos’è la teologia di una donna, mai capiremo cos’è la Chiesa”.
Quindi ha denunciato: "Uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è 'maschilizzare' la Chiesa. E questo non si risolve per la via ministeriale, questa è un’altra cosa. Si risolve per la via mistica, per la via reale. E voi vi domanderete: dove porta questo discorso? Non soltanto per dirvi che abbiate più donne qui dentro – questo è uno –, ma per aiutare a riflettere. La Chiesa donna, la Chiesa sposa. E questo è un compito che vi chiedo, per favore. Smaschilizzare la Chiesa. E grazie per quello che fate. Scusatemi, ho parlato troppo e mi ha fatto male, ma adesso seduti come siamo, possiamo pregare un Padre Nostro insieme, ognuno nella propria lingua e poi darò la benedizione”.