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Omicidio Mollicone, la tesi della procura: "Serena uccisa in caserma"

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24 luglio 2020 | 19.30
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Serena Mollicone sarebbe stata uccisa all'interno della caserma dei carabinieri di Arce con una spinta contro una porta. È questa la tesi che la procura di Cassino sosterrà andando a giudizio per l'omicidio della 18enne di Arce scomparsa il 1 giugno del 2001, il cui corpo venne ritrovato il 3 giugno in un bosco ad Anitrella. Tesi che la difesa della famiglia Mottola, indagata per il delitto e rinviata a giudizio, rigetta.

In particolare, secondo la procura, ci sarebbe una ''perfetta compatibilità'' tra le lesioni riportate dalla vittima e la rottura di una porta collocata in caserma e "la perfetta compatibilità'' tra i microframmenti rinvenuti sul nastro adesivo che avvolgeva il capo della vittima e il legno di quella porta e con il coperchio di una caldaia della caserma. Un dato che sarebbe il riscontro oggettivo, sempre secondo l'accusa, delle dichiarazioni che il 28 marzo e il 9 aprile 2008 rese il brigadiere Santino Tuzi, in servizio nel 2001 ad Arce e morto suicida l'11 aprile del 2008.

Il brigadiere disse di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma la mattina del 1 giugno 2001 e di non averla più vista uscire. A questo proposito gli accertamenti svolti sulla morte di Tuzi nel 2016, su input dei suoi familiari, hanno evidenziato, secondo la procura, che il suo suicidio sarebbe in stretta relazione con le sue rivelazioni sull'omicidio Mollicone rese pochissimi giorni prima.

Inoltre in quell'occasione viene trascritta per la prima volta la conversazione ambientale nella quale il maresciallo Quatrale, presente con lui in caserma la mattina del 1 giugno 2001, lo invitava esplicitamente a ritrattare le precedenti dichiarazioni. A spingere la procura dopo 18 anni a chiedere il rinvio a giudizio per 5 persone sono gli esiti delle nuove indagini avviate dopo l'opposizione da parte del padre di Serena, Guglielmo Mollicone, all'archiviazione del 2015.

Decisiva è la riesumazione del cadavere e le analisi che vengono svolte con l'applicazione di tecniche all'avanguardia sia dalla professoressa Cristina Cattaneo del Labanof dell'Istituto di medicina legale di Milano sia dal Ris dei carabinieri di Roma. Durante i nuovi accertamenti la procura ascolta 118 testimoni molti dei quali ponderatamente scelti tra i 1.137 più volte già sentiti nel corso dei 18 anni di indagine.

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