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Mafia Capitale, Cassazione conferma condanne per Buzzi e Carminati

Rigettati i ricorsi presentati dalle difese degli imputati. Buzzi è stato arrestato a Lamezia Terme dopo il pronunciamento della Suprema Corte e sarà trasferito nel carcere di Catanzaro

(Fotogramma)
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29 settembre 2022 | 23.28
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Diventano definitive le condanne per i due principali protagonisti dell’inchiesta Mafia Capitale, Salvatore Buzzi, a 12 anni e 10 mesi, e Massimo Carminati, a 10 anni. I giudici della seconda sezione penale della Cassazione hanno rigettato i ricorsi presentati dalle difese dei due imputati scrivendo così l’ultimo atto del processo, a quasi otto anni di distanza dall’operazione ‘Mondo di Mezzo’ che con due retate, il 2 dicembre 2014 e il 4 giugno 2015, ha portato all'arresto di 37 e 44 persone.

Con la sentenza dei supremi giudici, che hanno accolto le richieste della procura generale della Cassazione, sono state confermate così le condanne decise nell’Appello bis nel marzo 2021. Processo a cui si era arrivati dopo che la Suprema Corte il 22 ottobre del 2019 aveva fatto cadere per tutti gli imputati il 416bis, l’accusa di associazione mafiosa.

Dopo la condanna definitiva in Cassazione Salvatore Buzzi è stato arrestato a Lamezia Terme dai carabinieri del Ros con il supporto in fase esecutiva del personale del Gruppo Carabinieri di Lamezia Terme. Buzzi era destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Roma, a seguito della pronuncia della Suprema Corte che ha reso definitiva la condanna emessa il 29 marzo 2021 dalla Corte di Appello di Roma a 12 anni e 10 mesi di reclusione per i reati di associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti e trasferimento fraudolento di valori. Buzzi deve espiare la pena residua di 7 anni e 3 mesi di reclusione.

A quanto apprende l'Adnkronos Buzzi sarà trasferito nel carcere di Catanzaro. Buzzi si trovava in Calabria in una comunità, dove è stato arrestato per scontare la pena residua.

L'UDIENZA - Nell'udienza di questa mattina il sostituto procuratore generale Lidia Giorgio ha sottolineato, come già riportato nella requisitoria scritta, il "curriculum criminale", la "gravità della vicenda associativa accertata" ('inquinando persistentemente e pesantemente, con metodi corruttivi persuasivi, le scelte politiche e l'agire pubblico dell'ente locale', definito una 'mucca da mungere') e il "ruolo apicale" ricoperto da Carminati. Per quanto riguarda invece il ricorso presentato dalla difesa di Buzzi, il sostituto procuratore generale ha evidenziato il "ruolo apicale svolto" dall'ex ras delle cooperative "unitamente al Carminati" oltre al "numero e alla gravità delle condotte accertate (…) al pesante e grave inquinamento della cosa pubblica, nonché -tra gli indici rivelatori della peculiare modalità dell’attività delittuosa e della connessa allarmante gravità- all’assoluto disinteresse di Buzzi per i controlli pubblici, al completo ribaltamento della logica ispiratrice del mondo delle cooperative, oltre che all’appoggio di concorrenti ex art. 110 c.p. e di altro gruppo associativo caratterizzato da strategie criminali violente ed estorsive, ovvero l’associazione di corso Francia, per il recupero dei crediti”.

LA DIFESA DI BUZZI - "La riteniamo una sentenza ingiusta e il trattamento sanzionatorio è eccessivo" ha detto l'avvocato Piergerardo Santoro difensore insieme al collega Alessandro Diddi. "Probabilmente la gravosità della pena determinata dalla Corte d'Appello nel giudizio rescissorio e confermato oggi dalla Cassazione appare quasi avere una funzione diretta a riequilibrare la precedente sentenza con la quale è stata annullata l'accusa di mafia, imputazione errata rispetto alla quale Buzzi non ha avuto nessuna colpa". "Una sentenza che mal si concilia con l'attuale orientamento della riforma Cartabia diretto al recupero della persona al di là del sistema carcerario", sottolinea il penalista.

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