Cgil in piazza: "Ascoltate il lavoro. Non serve dividere il Paese ma unirlo partendo proprio dal lavoro". E a Meloni dice: "Nessuna pregiudiziale, giudicheremo dai fatti"
"Una situazione così difficile non l'abbiamo mai vissuta". Il segretario della Cgil Maurizio Landini lo dice a chiare lettere dal palco di dal palco di Piazza del Popolo che chiude la manifestazione che ha portato in piazza studenti, ambientalisti, pacifisti, partigiani, sindacati internazionali per ribadire la richiesta di rimettere al centro dell'agenda politica il lavoro. Un appello che questa volta il sindacato, gira anche all'Europa ma soprattutto al primo governo di destra che a breve si insedierà a palazzo Chigi.
Quella di Piazza del Popolo, ha detto Landini, "è davvero una piazza colorata che emoziona perché carica di responsabilità. In questi giorni è cresciuta l’aspettativa intorno a noi su cosa avremmo detto e cosa avremmo fatto. La situazione - ha scandito - è difficile".
"Lo dico a chi sta pensando di formare il nuovo governo perché ha vinto le elezioni. Da parte nostra non abbiamo nessuna pregiudiziale, giudichiamo tutti per quello che fanno ma voglio dare un consiglio: non si utilizzi il metodo degli esecutivi precedenti. Eviti di chiamarci a Palazzo Chigi quando si sono già decise le cose perché non facciamo i servi sciocchi di nessuno", ha ammonito dal palco di Piazza del Popolo.
"Non abbiamo paura né delle differenze né delle diversità, anzi quando la situazione diventa difficile dobbiamo diffidare da chi pensa di avere una soluzione in tasca. Noi non abbiamo bisogno di uomini soli al comando: abbiamo già pagato pesantemente e sia quelli che dicevano di essere di sinistra che quelli che dicevano di essere di destra e poi si facevano le stesse politiche", ha scandito il segretario. "Noi - ha ricordato il leader Cgil - la Costituzione l’abbiamo difesa sia con Berlusconi che con Renzi e non abbiamo cambiato idea: la Costituzione nasce dalla lotta e dalla Resistenza ma non è né di destra né di sinistra. E' antifascista e democratica e si fonda sulla libertà”.
"Dalle elezioni è emerso che la destra ha preso 12 milioni di voti e se sommo, anche se non si può, i voti dati a tutti gli altri partiti arriviamo a 15,8 milioni. Quindi anche chi prova a governare deve partire da questo dato: che nessuno può dire di avere la maggioranza di questo Paese. Lo diciamo non per delegittimare, perché rispettiamo tutti, ma per dire che non serve dividere ulteriormente questo Paese ma unirlo partendo proprio dal lavoro".
"Non è la flat tax quello di cui abbiamo bisogno - ha scandito -. Serve una riforma fiscale vera, bisogna ridurre il carico fiscale sui lavoratori dipendenti e pensionati a partire dei redditi più bassi e rafforzare la lotta all’evasione”.
"Noi siamo quelli che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo e diciamo a chi teorizza un taglio delle tasse: cominciamo a ridurle a chi le paga. Perché non è vero che il Paese è tutto povero ma è vero che è un Paese di diseguaglianze”.
Quindi il segretario ha ricordato l'assalto alla sede di Corso d'Italia. "Un anno fa da questa piazza ci fu chi invitò ad assaltare la Cgil sfruttando il malessere sociale e la rabbia e pensando che la risposta fosse quella di assaltare Cgil e il lavoro. Quando la politica si assume la violenza e si assume come obiettivo l’attacco ai lavoratori questo si chiama fascismo ed è quello che dobbiamo combattere", ha scandito chiamando poi alla responsabilità chi non ha ancora messo fuori legge i movimenti fascisti.
"Rispettiamo il lavoro della magistratura ma chi non ha fatto il proprio mestiere è chi siede nel Parlamento a cui avevamo chiesto di applicare la Costituzione e di mettere fuori legge tutte quelle forze che si ispirano al fascismo", ha proseguito Landini ricordando come "il fascismo è un sistema istituzionale, un sistema di idee, è un regime reazionario ma di massa che mette in testa alle persone che c’è uno solo che comanda negli interessi di tutti".
"Noi non ci arrenderemo mai. Cambieremo questo Paese", ha concluso tra gli applausi.
Prima dell'arrivo a Piazza del Popolo il folto corteo, colorato e festante, ha sfilato tra le strade di Roma al grido di 'Italia, Europa ascoltate il lavoro'. Centinaia i manifestanti con la maglietta rossa della Cgil con una scritta richiama il famoso poster inglese: "Keep calm … and ascoltate il lavoro”, si legge. E poi cartelli, striscioni di ogni categoria, Fiom, Flai, Filcams, Fit, Filtcem solo per citarne alcune.
E poi l’immenso striscione pacifista: 10-15 metri per chiedere pace pace pace per tutta la lunghezza del tessuto rosso. Striscione lunghissimo anche per la rete degli studenti medi. "Scuola, lavoro, ambiente, sanità mentale, vogliamo tutto", dicono.
Anche il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, è arrivato in Piazza del Popolo per partecipare alla manifestazione indetta dalla Cgil.
COFFERATI - "La Cgil ha una piattaforma ed è giusto che la sostenga con le normali iniziative: poi tra qualche giorno ci sarà un nuovo governo" commenta l’ex leader storico della Cgil, Sergio Cofferati. "E penso che sia un esercizio di democrazia sostenere pubblicamente una piattaforma che diventerà poi elemento di confronto con il governo".
DAMIANO - "Una grande partecipazione per una piazza che chiede la stabilità del lavoro, la tutela del potere d’acquisto di stipendi e pensioni e la flessibilità del sistema previdenziale: tutti obiettivi che condivido totalmente e per i quali dobbiamo continuare a combattere" afferma Cesare Damiano, già ministro del Lavoro e nel Cda Inail, presente in Piazza del Popolo con la Cgil. "Ma voglio aggiungere -prosegue- di essere felice di stare insieme a questo popolo che chiede non solo più lavoro di qualità, ma chiede al mondo di lavorare per mettere fine alla guerra".