Cori contro Israele e Netanyahu: "Non siamo con Hamas"
"Israele fascista, stato terrorista". L'urlo dei manifestanti a Milano è chiaro, potentissimo. Un suono che parte, intonato, da piazza dei Mercanti, riecheggia per le strade vicine e si fa sentire fino al cuore della città, il Duomo. Sono passate da poco le 17.30 e vicino ai portici di Palazzo della Ragione si riuniscono diverse centinaia di persone. E' un sit-in organizzato in risposta alle tensioni che si stanno vivendo, nelle ultime ore, nelle terre calde del Medio-Oriente. L'intento è uno solo: portare "massima solidarietà a favore della popolazione palestinese, ancora una volta minacciata dalla violenza del colonialismo israeliano".
Al vento debole del pomeriggio autunnale, dal clima insolitamente estivo, si spiegano le bandiere. Quasi tutte sono palestinesi: tre strisce orizzontali pari (nere, bianche, verdi) col triangolo isoscele rosso sulla sinistra. C'è anche qualche drappo coi colori dell'arcobaleno, di quelle che rappresentano per antonomasia la pace. "Abbiamo organizzato tutto in due giorni", dicono con orgoglio gli organizzatori. Un palco improvvisato è allestito sulla scalinata ai piedi del palazzo medievale. C'è giusto un microfono e una piccola cassa, attaccata alla corrente elettrica con una prolunga. Ma tanto basta per amplificare la voce e far arrivare a tutti il messaggio. Prende la parola una ragazza. Ha sui vent'anni. Viene presentata come palestinese e parla un italiano perfetto. "Ci chiedono di fare la pace, ma noi non vogliamo la pace: vogliamo la giustizia", grida impugnando il microfono. La folla apprezza.
"Noi vogliamo vivere sulla terra che ci è stata portata via 75 anni fa", sottolinea prima di essere travolta di nuovo dall'onda degli applausi. Vicino all'asta del microfono c'è uno striscione: unico elemento, insieme alle bandiere, che compone la scarna scenografia del presidio.
Riporta stampata una frase, attribuita a Nelson Mandela. Recita: "La nostra libertà è incompleta senza la libertà della Palestina". La ragazza continua il suo intervento. "Il comune di Milano ci ha negato di avvicinarci a Palazzo Marino, perché loro hanno issato la bandiera di Israele. Loro sostengono solo Israele". La polemica sui vessili bianchi e blu con la stella di David, proiettati sulle facciate o montati sui balconi dei palazzi istituzionali, arriva anche a piazza dei Mercanti. "Dov'era la bandiera palestinese quando Israele uccideva e distruggeva?", le fa eco un'altra ragazza. Nella piazza del sit-in arrivano anche altre persone. Sono molto giovani. Sventolano bandiere con loghi e nomi diversi: si leggono bene "Rete dei comunisti" e "Opposizione studentesca alternativa".
E poi altre sigle, acronimi spesso indecifrabili di collettivi studenteschi. Ci sono anche i ragazzi di "Cambiare rotta", quelli che di recente hanno installato le tende di fronte all'università di Milano per protestare contro il caro-affitti che affligge il capoluogo lombardo. Scandiscono un coro bilingue: "Free Palestine! Palestina libera!". E poi, ancora: "i popoli in rivolta scrivono la storia, intifada fino alla vittoria". Uno studente impugna il microfono. "Valditara ha minacciato di inviare gli ispettori nelle scuole di Milano dove si è mostrata solidarietà alla Palestina. A Valditara noi rispondiamo che non abbasseremo la testa alla repressione del governo, che limita la nostra libertà di espressione", dice con fermezza, raccogliendo il plauso degli astanti. "Netanyahu assassino, Netanyahu assassino". Un'altra unione di voci si leva fortissima. E poi, ancora, una ragazza incita i manifestanti: "Alzate i pugni chiusi in solidarietà del popolo palestinese". "La comunità internazionale non ha mai fermato Israele. Quella palestinese è una popolazione che sta sotto il piombo da 75 anni fa", scandiscono ancora dal palchetto improvvisato. Per dare spazio a riflessioni di geopolitica, con paragoni con la situazione dell'Ucraina, "che invece ha la legittimazione di difendersi", dicono.
Intanto, nella piazza arrivano sempre più persone. Sopra le teste, si scorgono ora anche altre bandiere. Raffigurano i simboli di Unione Popolare, di Potere al Popolo, del Partito Comunista e del Partito Comunista dei lavoratori. Tra le persone che sono in piazza c'è anche un ex deputato, eletto nelle fila dei Verdi nei primi anni '90. Si chiama Stefano Apuzzo. E, ad Adnkronos, confida: "Oggi Milano dovrebbe muoversi per chiedersi la pace, ma ogni testa la pensa a modo suo. Io non scendo in piazza per gioie dell'azione di Hamas, che è suicida e fa male prima di tutto ai palestinesi".
La piazza è piena. A sorvegliarla, un nutrito gruppo di poliziotti e carabinieri. Hanno anche caschi e scudi di plastica trasparente, di quelli utilizzati per sedare le sommosse. Ma per fortuna non c'è bisogno di usarli: la manifestazione è urlata, ma tranquilla. Le voci continuano ad alzarsi in coro: "I partigiani ci hanno insegnato che difendere la patria non reato". Verso la fine, a prendere la parola è uno degli organizzatori del sit-in. Forse è uno dei più anziani. Vuole scandire una frase. E lo fa in modo netto. "Non siamo con Hamas, ma col popolo palestinese".
Il chiarimento è d'obbligo: nessuna vicinanza al terrorismo, ma solo alla causa della resistenza palestinese. Il sostegno al diluvio di Al-Aqsa, dunque, non c'è. "Ve lo possiamo dire: sabato prossimo organizzeremo a Milano una nuova manifestazione. E saremo ancora di più", dice, prima di posare a terra il microfono. (di Marco Di Vincenzo)