"Oggi dico tolleranza zero. Chi paga il pizzo e non denuncia non è una povera vittima, va perseguito". Giuseppe Piraino, l'impreditore che nel 2018 ha denunciato e fatto arrestare i suoi estortori a Palermo, spiega che non è più tempo di "compassione". Almeno per lui. La relazione della commissione Antimafia dell'Assemblea regionale siciliana consegna uno spaccato drammatico, fatto di un pizzo diffuso e di poche denunce. "La società civile si è fatta più silente - dice il presidente regionale dell'Antimafia, Antonello Cracolici -. Lo vediamo dal numero in aumento di imprenditori che spontaneamente cercano i clan mafiosi per 'mettersi a posto'". Per il costruttore che, invece, i propri aguzzini li ha denunciati non c'è altra strada. "Oggi non ho più compassione né mezzi termini: chi paga è uno stupido - dice all'Adnkronos - e mi auguro passi le pene dell'inferno. E' assurdo che chi paga il pizzo venga in un certo modo protetto, considerato una 'povera vittima che non ha avuto il coraggio'".
Perché, dall'altro lato, c'è chi quel coraggio lo ha dovuto trovare. "Chi come me si è esposto, ha messo in pericolo famiglie e affetti, vissuto notti di ansia. Ecco perché oggi dico 'tolleranza zero'. Ci troviamo in questa situazione, e mi dispiace dirlo, perché la stragrande maggioranza dei miei colleghi imprenditori edili paga il pizzo, ne ho la certezza e gli ultimi arresti di Brancaccio lo certificano". Per Piraino oggi la Sicilia è ripiombata nel passato. "Stiamo facendo un balzo indietro di 20 anni - denuncia -. Lo dicono dati e statistiche, lo dice la commissione Antimafia. Le denunce crollano perché la nostra classe politica, quella attuale ma anche quella dell'ultimo decennio, non fa che confermare che schierarsi con l'antimafia nella maggior parte dei casi purtroppo non ripaga. Il motivo? Si chiudono porte e opportunità di lavoro. Perché una persona dovrebbe denunciare quando vede assessori, ministri, politici con zero competenze manovrare poltrone importanti per i propri fini?".
Preoccupa per il costruttore coraggio anche il ritorno in politica in Sicilia di "personaggi condannati per favoreggiamento alla mafia, che hanno passato anni in galera e che oggi sono alla guida di un vecchio partito, parlo di Cuffaro. E' un esempio eclatante. Mi chiedo: un professore che insegna in una scuola e viene arrestato per pedofilia, dopo aver scontato la propria condanna può tornare a lavorare tra i ragazzi? La mafia fa schifo così come la pedofilia, Cosa nostra ha ucciso e distrutto famiglie, eppure la società civile è ancora disposta a dimenticare, a tollerare, a ritornare al passato". E' deluso Piraino. "Il governo dice che per il Ponte di Messina non ci saranno limiti su stipendi e consulenze, nel frattempo il Pnrr viene usato per fare campi da padel in alcune regioni al Nord. Se il bluff, il tradimento parte dal governo allora la società ha già perso".
Eppure, tornando indietro l'imprenditore coraggio percorrerebbe sempre la stessa strada. "Rifarei tutti, anzi penso di più - ammette -. Mi sono limitato a un grande caos mediatico, ho sbagliato, avrei dovuto creare un'associazione, un movimento per supportare le vittime". Oggi ha scelto di scendere in campo e nelle scorse settimane è stato nominato coordinatore nazionale Antiracket di Sud chiama nord, il movimento fondato da Cateno De Luca. "La politica non è mai stata il mio obiettivo e l'ho dimostrato: tre denunce in cinque anni e non mi sono mai candidato da nessuna parte, nonostante in tanti mi abbiano tirato per la giacca". L'obiettivo, adesso, è far rinascere la fiducia. "A imprenditori e cittadini servono risposte, invece leggi farraginose e mala burocrazia finiscono per chiudere le porte agli onesti". Dalla relazione della commissione Antimafia dell'Ars emerge anche un altro dato drammatico. Un calo delle associazioni antiracket. "Oggi l'antimafia rischia di non avere clienti - conclude Piraino -. La gente che si espone contro la mafia è sempre meno. Il rischio è il silenzio totale". (di Rossana Lo Castro)