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Già 12 femminicidi da inizio anno, Conti (Adgi): "Più risorse per la prevenzione"

Irma Conti
Irma Conti
07 marzo 2021 | 18.56
LETTURA: 3 minuti

Donne uccise da uomini, nelle case e all'interno delle relazioni familiari e affettive. Un strage continua, intensificatasi durante il lockdown: la parola fine sembra non arrivare mai. Da inizio anno ad oggi si contano già 12 femminicidi, conferma D.i.Re Donne in Rete contro la violenza. Da dove ripartire? "Prevenzione", è la parola chiave. "Il legislatore deve spostare il focus sull'autonomia economica della donna, sulle molestie al lavoro, tutte iniziative che sottraggono la donna e i figli dalla violenza. Questo è il punto centrale", commenta all'Adnkronos Irma Conti, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Roma, cavaliere della Repubblica per la lotta alla violenza sulle donne, nonché presidente nazionale dell'Associazione Donne Giuriste Italia (Adgi).

"Dal 2018, la 'Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere', presieduta dalla senatrice Valeria Valente, lavora alacremente: ha prodotto inchieste ed effettuato un monitoraggio sul fenomeno criminale della violenza sulla donna. Per un contrasto efficace - evidenzia Conti, parlando alla vigilia dell'8 marzo - occorre partire dai dati della Commissione. Soprattutto, partire dalla prevenzione, che salva donne e bambini e produce reddito. Salva gli uomini, che sono anche mariti e padri delle vittime, dal macchiarsi di quei gravi reati o dal duplice fenomeno dell’omicidio-suicidio. Qui non c’è pena che tenga, quindi la repressione deve lasciare il passo alla prevenzione".

"Il nostro quadro normativo è indubbiamente all’avanguardia - argomenta la presidente di Adgi - Il 'Codice rosso', anche per l’interruzione della violenza, è stato un intervento qualificato del legislatore che ha stretto i tempi per l’intervento dello Stato in seguito alla denuncia". Tuttavia, "ribadisco, è necessario un cambio di paradigma sulla prevenzione, investire in sicurezza, autonomia economica delle donne, facendo sì che una donna non debba necessariamente coabitare con il maltrattante. Cosa cui invece talune donne, e con figli, sono costrette".

Servono, in sostanza, interventi economici per la prevenzione, "che in termini di bilancio, saranno molto ma molto inferiori ai costi attuali della violenza sulla donna".

Occorrono, inoltre, "fondi per la formazione degli operatori, più risorse di uomini e donne", aggiunge Conti. Far crescere le campagne informative: "pochi sanno, per esempio, che il reato di maltrattamenti in famiglia è procedibile d’ufficio e quindi anche i vicini possono denunciare".

Eppur qualcosa si muove. "In questi giorni abbiamo degli alleati qualificati nella lotta alla violenza: gli Uomini", dice l'avvocato penalista riferendosi alle iniziative che hanno visto protagonisti gli uomini, scesi in piazza, da Biella a Roma, per dire basta alla violenza contro le donne. "Costituiscono un punto di forza di cui abbiamo bisogno nella lotta che punta a disarmare la mano dei maltrattanti e debellare questi crimini che hanno i gangli nella cultura becera che vede la donna dominio, sottomessa all’uomo".

Secondo Conti, sulla strada dei diritti delle donne c'è ancora molto da fare. Su gender gap e presenza femminile nei livelli apicali, "siamo messi ancora male. Servono proposte normative concrete per regolare gli ambiti professionali in cui si gioca la partita sulle pari opportunità. Ricordo, citando, che un mondo inclusivo fa mettere 'il turbo al Pil'. Per le professioniste come Associazione Donne Giuriste Italia abbiamo pensato alcune proposte concrete che divulgheremo ai legislatori nazionali e territoriali, tra cui quella relativa all’affidamento degli incarichi professionali con criteri che assicurino l’effettività della parità di genere, anche attraverso l’adozione di adeguati meccanismi di alternanza.

Inoltre, "una leva indispensabile per il raggiungimento del nostro obiettivo è quella del gioco di squadra, dell’ascensore sociale e della sinergia che dovremo avere tutte per ottenere il 'goal 5' dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite", conclude.

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