Nel mirino della Corte europea le violenze sui manifestanti e la mancanza del reato di tortura. Il vincitore del ricorso: "Solo con il reato di tortura mi sentirò davvero risarcito". I familiari delle vittime: "Per noi un risarcimento morale". La sentenza Echr. Tortura, alla Camera il ddl che introduce il reato. Il regista Vicari: "Italia si doti di una legge degna di democrazia". La notte della 'macelleria messicana'
La Corte europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per tortura per l'irruzione delle forze dell'ordine alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001.
La Corte europea dei Diritti dell'Uomo ha stabilito all'unanimità che i maltrattamenti subiti dalle persone presenti nella scuola Diaz da parte delle forze dell'ordine "devono essere qualificati come 'tortura'", ai sensi dell'articolo 3 della Convenzione dei Diritti dell'Uomo. La decisione è nata dal ricorso presentato da Arnaldo Cestaro, 62enne all'epoca dei fatti, presente nella scuola al momento dell'irruzione della polizia e vittima di percosse che gli procurarono fratture multiple.
Secondo la Corte di Strasburgo, la mancata identificazione degli autori materiali dei maltrattamenti dipende "in parte dalla difficoltà oggettiva della procura a procedere a identificazioni certe, ma al tempo stesso dalla mancanza di cooperazione da parte della polizia".
Ma, secondo la Corte, il diritto penale italiano è anche "inadeguato e privo di disincentivi in grado di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte della polizia".
In particolare per quanto riguarda il caso di Cestaro, "aggredito da parte di alcuni agenti a calci e a colpi di manganello", la Corte sottolinea "l'assenza di ogni nesso di causalità" fra la condotta dell'uomo e l'utilizzo della forza da parte della polizia nel corso dell'irruzione nella scuola. E i maltrattamenti "sono stati inflitti in maniera totalmente gratuita" e sono qualificabili come "tortura".
Inoltre la Corte europea dei Diritti dell'Uomo osserva che gli agenti che hanno aggredito Cestaro non sono mai stati identificati, non sono stati oggetto di un'inchiesta e restano "impuniti". E "si rammarica che la polizia italiana possa aver rifiutato impunemente alle autorità competenti la collaborazione necessaria per l'identificazione degli agenti".
Di fronte alla gravità dei fatti la reazione delle autorità italiane è stata "inadeguata", così come lo è il diritto penale italiano nel sanzionare e prevenire atti di tortura. Infine la Corte di Strasburgo rileva che il carattere del problema è "strutturale" e richiama l'Italia a "stabilire un quadro giuridico adeguato, anche attraverso disposizioni penali efficaci", munendosi di strumenti legali in grado di "punire adeguatamente i responsabili di atti di tortura o di altri maltrattamenti", impedendo loro di beneficiare di misure in contraddizione con la giurisprudenza della Corte stessa.
VINCITORE DEL RICORSO: SOLO CON IL REATO DI TORTURA MI SENTIRÒ DAVVERO RISARCITO - Arnaldo Cestaro, il protagonista del ricorso vinto alla Corte di Strasburgo sui pestaggi al G8 di Genova, si sentirà davvero risarcito solo quando sarà introdotto il reato di tortura. Il ddl che lo introduce è attualmente in discussione alla Camera. "I soldi non risarciscono il male che è stato fatto. E' vero, è un primo passo quello di oggi, ma mi sentirò davvero risarcito solo quando lo Stato introdurrà il reato di tortura", afferma Cestaro all'Adnkronos.
Arnaldo Cestaro, il 21 luglio 2001, era il più anziano dei manifestanti presenti nella scuola Diaz a Genova. Gli ruppero un braccio, una gamba e dieci costole durante i pestaggi. "Oggi ho 75 anni ma non cancellerò mai l'orrore vissuto. Ho visto il massacro in diretta, ho visto l'orrore del nostro Stato. Dopo quindici anni, le scuse migliori sono le risposte reali, non i soldi. Il reato di tortura è una cosa legale".
Appena ha saputo la notizia del ricorso vinto dai suoi legali, Dario Rossi e Nicolò Paoletti, Cestaro ha pensato: "Siamo davanti ad un primo passo". "Subito però - aggiunge - ho pensato all'orrore vissuto e mi è venuta tanta amarezza perché la legge sulla tortura avrebbe già dovuto essere introdotta da tempo. Fummo sottoposti a reali torture. Ne porto ancora le conseguenze e penso che, se il Parlamento non agirà, il male che hanno fatto a me lo faranno ad altri". Arnaldo Cestaro ogni anno torna a Genova sui luoghi del G8. Amici da riabbracciare, ma anche ricordi dolorosi. "E ogni volta penso che quello che abbiamo vissuto non deve più succedere", dice con amarezza.
FAMILIARI VITTIME: CORTE STRASBURGO CI RISARCISCE MORALMENTE - Per Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato 'Verità e Giustizia per Genova', l'associazione che riunisce i familiari delle vittime dei pestaggi durante il G8, la sentenza della Corte di Strasburgo rappresenta un "risarcimento morale". La presidente del Comitato si trova in Francia insieme alla figlia Sara, che fu vittima dei pestaggi alla Diaz. "Si tratta di un precedente ottimo - afferma all'Adnkronos la presidente del comitato 'Verità e Giustizia per Genova - Un precedente che ci dà una risarcimento morale per le torture avvenute".
Arnaldo Cestaro non è il solo ad aver fatto ricorso a Strasburgo. "In tanti - sottolinea Enrica Bartesaghi - abbiamo presentato ricorso alla Corte di Strasburgo. Alcune decine di persone che hanno subito i pestaggi sia alla Diaz che a Bolzaneto. La decisione ci risarcisce moralmente perché dice chiaramente che a Genova, durante il G8, sono state fatte torture". La decisione mette anche in evidenza il fatto che il nostro Paese non ha una legislazione sul reato di tortura. "In Parlamento giacciono proposte di legge in tal senso da anni. Evidentemente le priorità del Paese sono altre, ma oggi la Corte di Strasburgo ha aperto un precedente ottimo. Un risarcimento morale visto che con tutte le prescrizioni accordate nessuno dei colpevoli si è fatto un giorno di galera", conclude.
IL PADRE DI CARLO GIULIANI: PASSO ATTESO DA TEMPO - "Quello di oggi è un passo importante, significativo. Un passo che si attendeva da tempo e che spero costringerà questo nostro povero Paese a prendere il provvedimento tanto atteso di introdurre il reato di tortura nell'ordinamento italiano" commenta all'Adnkronos, Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il ragazzo ucciso a luglio del 2001 in piazza Alimonda durante gli scontri di piazza. "Spero, anche se è difficile sperare ancora, che questo Paese in ritardo su tutto - aggiunge Giuliano Giuliani - raggiunga ora gli altri Paesi civili e affronti la questione seriamente e introduca il reato di tortura".
AMNESTY: ORA INTRODURRE Il REATO DI TORTURA - Per Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International, quella di oggi è "un'ottima notizia. Un atto dovuto che fa giustizia dopo tutto ciò che è accaduto nella scuola Diaz a Genova nel luglio del 2001". "Auspico, a questo punto, che il governo italiano dia seguito a questa sentenza - dice Noury all'Adnkronos - e colmi la mancanza del reato di tortura nella legislazione italiana. Prima o poi ci dovrà essere un organo di giustizia italiano che pronuncerà quella parola: tortura". "Se l'introduzione del reato di tortura sarà possibile solo attraverso compromessi, allora si accetteranno anche i compromessi", aggiunge Noury, sottolineando: "Spero che questa decisione della Corte europea per i diritti umani dia una spinta e porti presto all'approvazione di una norma chiara, in modo che non ci possano essere interpretazioni ambigue da parte di nessuno. Mi piacerebbe che questa fosse, veramente, la volta buona".
Anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto il 22 ottobre 2009 durante la custodia cautelare, chiede l'introduzione nell'ordinamento italiano di una legge sul reato di tortura. "Da persona che ha condotto una vera e propria battaglia di oltre cinque anni e che, tuttavia, continua ad avere rispetto e fiducia nelle istituzioni, mi auguro che ora l'Italia compia al più presto questo atto di coraggio. Mi auguro che possa essere un momento di riflessione - dice Ilaria Cucchi - perché noto che l'Italia preferisce prendere condanne piuttosto che rendersi conto del problema che va affrontato e risolto al più presto per non perdere credibilità".
Su Twitter il commento di Daniele Vicari, regista del film 'Diaz - Don't Clean Up This Blood': ''Che tristezza, deve essere una 'entità esterna' come la Corte di Strasburgo a spiegarci che a #Diaz e #Bolzaneto ci fu tortura''.
Che tristezza, deve essere una "entità esterna" come la Corte di Strasburgo a spiegarci che a #Diaz e #Bolzaneto ci fu tortura @AgostinisV
— Daniele Vicari (@vicaridaniele) 7 Aprile 2015
Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, "la sentenza pronunciata oggi dalla Corte europea dei diritti umani carica di un particolare significato il voto che la Camera si appresta a dare da giovedì prossimo". "Con l'introduzione del reato di tortura nel codice penale, il Parlamento si avvia finalmente a colmare un vuoto che anche i giudici europei, oltre che tanti cittadini italiani, hanno ritenuto intollerabile - spiega Boldrini - La nuova legge non potrà certo cancellare quella pagina buia della nostra storia recente. Servirà però ad allineare l'Italia all'Europa dei diritti umani, non meno rilevante di quella dei parametri economici. L'Europa della dignità e del rispetto, che oggi ha fatto sentire forte la sua voce".