"Disimpegno per crisi" secondo la Procura. Ispezione dei carabinieri a Taranto
La procura di Milano ha depositato l'atto di adesione con cui formalmente entra nella contesa che vede i commissari straordinari dell'ex Ilva contro ArcelorMittal. Il documento è ora sul tavolo del giudice civile Claudio Marangoni davanti al quale il prossimo 27 novembre si discuterà il ricorso d'urgenza con cui i commissari chiedono al gruppo franco-indiano di non recedere dal contratto d'affitto. Nell'atto di adesione ci sono anche le testimonianze acquisite nell'ultima settimana dai pm di Milano Stefano Civardi e Mauro Clerici. Si tratta, a quanto si apprende, dei verbali di alcuni dirigenti che sono stati ascoltati sulla questione relativa proprio al contratto d'affitto e alle intenzioni del gruppo franco-indiano per il futuro di Taranto. In sintesi la linea della procura di Milano è che il contratto è valido e ArcelorMittal è tenuto ad adempierlo.
Nell'atto con cui la procura di Milano si schiera a fianco dei commissari straordinari si evidenzia poi come le recenti testimonianze raccolte dai pm "confortano la fondatezza del grave pericolo incombente" che avvalora il ricorso cautelare d'urgenza, ma anche "lumeggiano la vera causa della disdetta, pretestuosamente ricondotta al venire meno del cosiddetto scudo ambientale abrogato dalla legge 128/2019, ma eziologicamente riconducibile alla crisi d'impresa di ArcelorMittal e alla conseguente volontà di disimpegno dell'imprenditore estero".
Il grado di "strumentalità è reso patente dallo stesso attore che afferma expressis verbis che anche qualora si ripristinasse lo 'scudo penale' il processo di fermata degli impianti sarebbe comunque ineluttabile". La conclusione è che "lo stato di crisi di ArcelorMittal, essendovi pericolo di diminuzione delle garanzie patrimoniali per il risarcimento di eventuali danni, rende ancor più necessaria ed urgente una pronuncia giudiziale che imponga alle affittuarie dei rami d'azienda di astenersi dalla fermata degli impianti e di adempiere fedelmente e in buona fede alle obbligazioni assunte".
"COME PREVISIONE 700 MILIONI DI PERDITA PER IL 2019" - "Stiamo pagando, ma con ritardo. Ad oggi abbiamo circa 130 milioni bloccati, ma, tra gli altri, ci sono anche problemi nella regolarità della documentazione dei fornitori". Così Steve Wampach, chief financial officer di ArcelorMittal Italia, ascoltato in procura a Milano lo scorso 20 novembre, replica ai pm milanesi che gli chiedono se la società ha problemi finanziari. In questo primo anno di esercizio, secondo i dati in suo possesso, risulta "Ebitda 580 milioni di perdita, ammortamenti per ulteriori 70 milioni e per interessi altri 50. Quindi come previsione abbiamo circa 700 milioni di perdita per il 2019".
LE TESTIMONIANZE - Nelle dichiarazioni ai pm milanesi un dirigente afferma: "Nonostante la sospensione del piano di fermata, l'azienda non ha tutto quello che serve per proseguire l'attività, in quanto l'approvvigionamento delle materie prime è stato cancellato. Il piano prevedeva di lasciare una scorta minima di materie prime solo per un altoforno per un mese". Sentito lo scorso 19 novembre, il dirigente specifica di non occuparsi delle vendite, ma riferisce: "So solo quanto ha detto l'ad Morselli che ha dichiarato ufficialmente ai primi di novembre in un incontro con i dirigenti e quadri che aveva fermato gli ordini, cessando di vendere ai clienti".
Le testimonianze raccolte dai pm di Milano che indagano sull'acciaieria restituiscono l'immagine di un gruppo in profonda crisi finanziaria. "Il primo trimestre non è andato bene... il secondo doveva segnare il pareggio ed è andato invece peggio del primo, secondo Matthieu Jehl per motivi di contingenza di mercato, ma anche di risultati operativi in termini di qualità e di volumi", è la testimonianza di un manager raccolta solo pochi giorni fa. "Il terzo trimestre è stato peggiore anche del secondo e a detta di Jehl dovevamo recuperare 140 milioni, con taglio del personale con cassa integrazione guadagni. Il quarto trimestre sarà difficilissimo perché a seguito del piano di fermata è sostanzialmente tutto fermo, abbiamo disdettato gli ordini dei clienti".
Parole confermate da un dirigente di ArcelorMittal Italia che sottolinea come il problema fosse nella fase di produzione: "Parliamo di costi globali che evidentemente non garantivano marginalità, anzi il trend di perdita appariva inesorabile. Sul punto, ricordo che nelle riunioni tenutesi Jehl dispose di ridurre i costi della manodopera (riducendo lo straordinario che era una componente di costo significativa)". I manager "stranieri ricordo essere stati molto critici sulla gestione, in quanto ritenevano che i costi industriali fissi (manodopera, manutenzione) e variabili (materie prime) fossero molto alti", aggiunge. Con riferimento al personale, nella riunione di giugno-luglio, "i manager esteri richiesero espressamente di ricorrere allo strumento della cassa integrazione ordinaria per circa 1300 persone, perché si stava delineando già da qualche mese una evoluzione del mercato non favorevole".
Claudio Sforza, direttore generale dell'ex Ilva sentito come testimone dai pm milanesi, mette a verbale che "gli elementi sullo stato di crisi dell'affittuaria in mio possesso derivano anche dalla conoscenza personale. In più riunioni tenute da settembre ad oggi, sia il precedente amministratore delegato Matthieu Jehl, sia il nuovo amministratore delegato Lucia Morselli, hanno dichiarato che la società aveva esaurito la finanza dedicata all'operazione". Un'affermazione che, a dire del testimone, sarebbe stata ripetuta anche in occasione di un incontro sindacale dello scorso 15 novembre al Mise alla presenza del ministro Patuanelli. "Preciso che in quella occasione - dice il dirigente - l'ad Morselli non ha parlato di crisi di finanza ma di disastrosa crisi economica".
ISPEZIONE CARABINIERI A TARANTO - Oggi c'è stata un'ispezione del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Lecce all'interno dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto. I controlli si riferirebbero, secondo quanto si apprende, alla denuncia presentata alla Procura della Repubblica del capoluogo jonico dai commissari straordinari e in particolare le bonifiche e la sicurezza all'interno dell'impianto.
Mentre negli uffici dell'ex Ilva di viale Certosa a Milano sono ancora al lavoro gli uomini della Guardia di finanza per acquisire documenti e supporti informatici nell'ambito dell'inchiesta su ArcelorMittal. Martedì scorso erano scattate le prime acquisizioni negli uffici amministrativi dell'ex Ilva dove si trova una mole consistente di atti che potrebbe rivelarsi utile nell'inchiesta della procura di Milano che indaga per reati fiscali e societari.