Così il responsabile dell’Unità operativa complessa di Reumatologia presso l’Azienda ospedaliera di Padova e presidente eletto della Società italiana di reumatologia (Sir), parlando a margine del congresso Eular 2023, in svolgimento al MiCo di Milano
"Il rischio di riacutizzazione del virus Herpes Zoster è molto elevato nei pazienti fragili, e aumenta ulteriormente nei soggetti con malattie reumatologiche autoimmuni, in particolare per i pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico e artrite reumatoide". Così Andrea Doria, responsabile dell’Unità operativa complessa di Reumatologia presso l’Azienda ospedaliera di Padova e presidente eletto della Società italiana di reumatologia (Sir), parlando a margine del congresso Eular (European Congress of Rheumatology) 2023, in svolgimento al MiCo di Milano, dal 31 maggio al 3 giugno.
"Nella maggior parte dei casi l’infezione da Herpes Zoster ricorre in modo lieve o moderato - ha spiegato Doria - tuttavia esistono dei casi in cui la riattivazione del virus comporta conseguenze serie con quadri di tipo meningo-encefalitico, molto gravi anche per la sopravvivenza del paziente. Inoltre, è stato dimostrato che dopo l'infezione da Herpes Zoster, il 30% dei pazienti va incontro ad un ictus cerebrale: si tratta di una complicanza molto grave e la percentuale di incidenza è davvero elevata. Un altro problema ancora causato da questo virus è la nevralgia post erpetica, che inficia la qualità di vita del paziente ed è una sindrome dolorosa molto importante".
La vaccinazione contro l’Herpes Zoster è il solo strumento preventivo che può tutelare questi pazienti fragili dalle gravi complicanze presentate: “La vaccinazione è fondamentale - ha tenuto a precisare Doria - Fino a poco tempo fa avevamo un unico vaccino, che era un vaccino vivo attenuato, che poteva arrecare dei problemi ai pazienti con malattie reumatologiche autoimmuni, soprattutto quando trattati con farmaci immunosoppressori. Oggi abbiamo invece un vaccino ricombinante adiuvato che, oltre ad essere molto sicuro da questo punto di vista, ha anche una grande immunogenicità. La sua efficacia arriva al 90% e persiste nel tempo”.
Con il trascorrere del tempo, l’avanzare della ricerca e l’avvento dei farmaci biologici la prognosi delle malattie reumatologiche autoimmuni, compreso il lupus e l’artrite reumatoide, è molto migliorata. Ciò nonostante questi pazienti continuano ad avere complicanze legate alla malattia, in particolare malattie cardiovascolari e infezioni. “Fino a poco tempo fa i reumatologi si prendevano cura soprattutto del rischio cardiovascolare - ha concluso il reumatologo - ora è arrivato il tempo che si prendano cura anche dell’aspetto legato alle infezioni, e non c’è nessun dubbio che la vaccinazione sia l’arma migliore che abbiamo per combattere le infezioni".