Era sbarcato a Lampedusa cinque anni fa, Anis Amri, il killer tunisino responsabile della strage di Berlino, e ucciso nella notte dalla polizia a Milano. Arrivato in Italia, Amri, oggi 24enne, aveva detto di essere minorenne, e fu trasferito in un centro di accoglienza di Belpasso, nel catanese, dove il 20 ottobre 2011 diede fuoco alla struttura. Il ragazzo venne arrestato per minaccia aggravata, lesioni personali e incendio doloso e condannato a scontare quattro anni di carcere.
Dall'Ucciardone finì a Enna. Poi il viaggio in Germania, con un decreto di espulsione in tasca. Ed è lì che si sarebbe radicalizzato. Fino all'attacco compiuto lunedì sera. Ma in Italia Amri arrivò dopo aver abbandonato gli studi a Oueslatia, dove vive la sua famiglia, come ha rivelato suo padre qualche giorno fa in un'intervista rilasciata a un giornalista della radio tunisina Mosaique. Anis avrebbe lasciato il Paese "sette anni fa dopo aver abbandonato gli studi dirigendosi verso l'Italia illegalmente via mare" e stando alle dichiarazioni del padre, si sarebbe trasferito in Germania "più di un anno fa, mantenendo, ogni qualche mese, dei contatti telefonici con i suoi fratelli".
Loro però, in un'intervista rilasciata alla tv 'Sky News Arabia', avevano ribadito che il giovane si era "radicalizzato durante il periodo di detenzione in Italia". "Invece di andare in Europa per lavorare e migliorare le proprie condizioni, si è messo nei guai in Italia ed è stato arrestato. Entrato in carcere con una mentalità, ne è uscito con un'altra", aveva detto il fratello Abdel Qader.
"Dopo la scarcerazione - aveva continuato - è diventato intrattabile, testardo, non dava ascolto a nessuno". "Se verrà confermato il suo coinvolgimento nell'attacco - diceva Abdel Qader- allora non rappresenta più né me né la mia famiglia". L'altro fratello, Walid, aveva riferito che Anis Amri non era un musulmano praticante, "non rispettava i suoi obblighi religiosi, al contrario dai fratelli e dei genitori. Ma il periodo in carcere lo ha cambiato, perché ha incontrato persone di altre nazionalità arabe. Dopo l'uscita dalla prigione era diventato estremista".
Qualche giorno fa, sua madre aveva lanciato un appello affinché si consegnasse alle autorità tedesche, ignara del fatto che il figlio era già in viaggio verso l'Italia. "Se dietro gli attacchi ci fosse mio figlio, lo ripudierei", aveva detto Nour al-Huda, in un'intervista al giornale tunisino al-Chourouk. "Ho parlato con lui giorni fa. Mi ha mandato regali e denaro", aveva aggiunto la donna, spiegando l'intenzione del figlio di rientrare in Tunisia.
Dopo la strage compiuta al mercatino di Natale a Berlino, Amri si è recato a Chambery, in Francia, ed è salito su un treno diretto a Torino. Dal capoluogo piemontese ha preso un treno per Milano. Arrivato alla Stazione Centrale, si è spostato a Sesto San Giovani dove è stato fermato dalla Polizia per un controllo in piazza Primo Maggio intorno alle tre, mentre procedeva a piedi nei pressi della stazione ferroviaria. Alla richiesta di esibire un documento, il terrorista ha estratto da uno zaino una pistola calibrio 22 e ha iniziato a sparare contro gli agenti, ferendo a una spalla proprio quello che gli aveva chiesto i documenti.
La pattuglia ha risposto al fuoco colpendolo mortalmente al petto. L'uomo era sprovvisto di documenti e quindi non è stato immediatamente identificato, ma in seguito agli accertamenti ogni dubbio era stato fugato: nella storia disperata di Amri era appena stata scritta la parola 'fine'.