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Covid, Zaia: "Rischiamo di perdere guerra all'epidemia"

Foto Fotogramma
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10 novembre 2020 | 08.07
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"Si è perso lo spirito della sfida comune, quello che ha segnato l'emergenza di marzo e aprile. Sul fronte ospedaliero stiamo tenendo, almeno in Veneto. È sul piano sociale che la situazione mi preoccupa, perché è lì che si consuma la vera battaglia. È cambiato tutto rispetto alla prima ondata di primavera: il Covid non sembra più un problema della comunità, ma del singolo che viene contagiato, del paziente che finisce ricoverato. Siamo passati dal noi all'io. E così rischiamo di perdere la guerra all'epidemia”. Lo dice Luca Zaia in un’intervista a Repubblica, a cui spiega il fatto che il Veneto, nonostante il numero alto dei contagi, resti in zona gialla, “è da un lato un riconoscimento del nostro lavoro, dall'altro mi preoccupa che questo venga percepito come un messaggio per abbassare la guardia e darsi alle feste".

"Oggi abbiamo un numero assoluto di positivi di 3.200 circa. Ma -sottolinea Zaia- facciamo 15 mila tamponi molecolari al giorno, più 10-15 mila rapidi: quasi trentamila. Il 21 marzo, a un mese dalla scoperta del paziente zero a Vo, i positivi erano 412, ma facevamo solo 2.170 tamponi. Se ne avessimo fatti 30 mila, ci saremmo ritrovati con almeno seimila positivi al giorno. E poi, la seconda ondata da noi è iniziata l'8 ottobre e dopo un mese abbiamo 200 pazienti in terapia intensiva, a marzo dopo 30 giorni le terapie intensive erano 356, la metà”.

“Sul fronte ospedaliero stiamo tenendo e funziona la medicina territoriale - afferma il governatore veneto -, su quello sociale meno. Gli assembramenti dello scorso fine settimana nelle nostre città fanno riflettere. E scoraggiano. Bisogna convincere i cittadini a rinunciare allo struscio. E contro gli assembramenti bisogna lavorare tutti insieme, a livello nazionale. Se tutti facessimo ricorso, in maniera direi ossessiva, alla mascherina, se curassimo l'igiene delle mani ed evitassimo uscite e scampagnate, potremmo vivere senza restrizioni. Il lockdown sarebbe una sconfitta, la conferma che non siamo stati capaci di rispettare regole basilari. Ma sarebbe una tragedia immane sotto l'aspetto economico. In Veneto abbiamo 60 mila posti di lavoro quest' anno, pur partendo dal tasso di disoccupazione più basso d'Italia, il 6,6%. Dico una cosa: la salute dei cittadini viene prima di tutto. Ma non possiamo assistere nei prossimi mesi alla gente che si butta dai balconi per la disperazione”.

“Lavorerò perché non si arrivi alla chiusura di tutto – prosegue Zaia -. Ma i cittadini ci aiutino. Dipende in buona parte da loro. Siamo stati i pionieri dei tamponi rapidi, ai quali adesso fanno ricorso in tutta Europa. Il Veneto ora lancerà su vasta scala il test ‘fai da te’, semplice, non invasivo: lo abbiamo sviluppato in ‘casa’, col direttore del centro di Microbiologia di Treviso, Roberto Rigoli. Sarà la nostra nuova scommessa. E dalle prossime ore comunicheremo a Roma il numero dei positivi ma rapportato a tutti i temponi effettuati, anche i rapidi: l'incidenza dei contagi risulterà molto inferiore”.

Anche la chiusura delle scuole, secondo il presidente del Veneto “sarebbe una sconfitta. Se i dati epidemiologici ci imponessero di intervenire anche sulle scuole elementari e medie, allora lo si faccia. Ma introducendo subito il congedo parentale al 100 per cento per i genitori oppure il bonus baby sitter. Altrimenti diventa un grave problema sociale. Il virus c'è e corre, a prescindere dalle feste. Bisogna parlare ai cittadini, trovare il modo migliore per far capire loro che dobbiamo tornare allo spirito della sfida comune di marzo. Le regioni sono sempre state solidali e collaborative. Ogni provvedimento è passato all'unanimità, mai nostri voti contrari. Ma sarebbe stato molto più ‘igienico’, per usare un termine adatto a questi tempi, se prima della ripartizione per zone ogni regione fosse stata coinvolta. Se il governo dovesse fare una riclassificazione del Veneto, ecco, vorrei dire la mia".

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