“La verità è luce e nessuno di noi rimarrà invisibile”, la scritta sui fogli esposti da diversi manifestanti. Il fratello Pietro: "Inchiesta vaticana è una farsa"
Verità e giustizia per Emanuela Orlandi. A piazza Cavour a Roma, oggi il sit-in lanciato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, nel giorno dell’anniversario della scomparsa della sorella della quale si persero le tracce il 22 giugno 1983. “La verità è luce e nessuno di noi rimarrà invisibile”, la scritta sui fogli esposti da diversi manifestanti. In mezzo alla piazza un lungo striscione con la foto di Emanuela mentre su altri cartelli è ritratta la celebre foto della ragazza con la fascetta sui capelli e la scritta: “È scomparsa per mano della banda della Magliana? Questa è solo una delle tante ipotesi sul caso Orlandi - Non smetteremo mai di cercare la verità”.
Alcuni manifestanti indossano la maglietta con la foto della ragazza e la scritta: “È viva perché continuiamo ad amarla”. Tra i presenti anche chi indossa magliette con le foto sia di Emanuela sia di Mirella Gregori, la coetanea scomparsa il mese prima sempre a Roma, chiedendo di fare luce su entrambi i casi.
“L’inchiesta vaticana (aperta sul caso di Emanuela Orlandi ndr) è una farsa per come la stanno portando avanti”, afferma Pietro Orlandi. Riguardo all’inchiesta della procura di Roma “mi spiace che ancora non sono stato convocato”, ha detto il fratello di Emanuela aggiungendo di aver inoltre notato che “da quando sono stato ascoltato in Commissione di inchiesta è ripartita la macchina della disinformazione” con “articoli inventati”.
“Io sono arrabbiato con il Vaticano, quello che consideravo parte della mia famiglia” ha detto poi Orlandi aggiungendo che è “quella parte di famiglia che ci ha tradito e ha tradito Emanuela. Il fatto che siete tanti qui oggi - ha continuato rivolgendosi ai partecipanti al sit-in - per me è un segnale positivo: molti si rendono conto che la vicenda non avrà fine finché non si arriverà alla verità”.
Secondo Orlandi, dietro al caso della sorella “c’è sicuramente un ricattato e un ricattatore, ma è l’oggetto del ricatto che rimane oscuro e non può essere solo Emanuela. Forse Emanuela è servita per accrescere a livello mondiale questa storia. Emanuela può essere servita a livello mediatico”.
"Ora c’è la Commissione parlamentare di inchiesta oltre alle inchieste del Vaticano e della Procura di Roma. E anche se molti mi dicono non ti fidare, io devo dare fiducia e sono molto fiducioso in questa Commissione”. “Mi hanno assicurato che ascolteranno tutte le persone che ho chiesto vengano ascoltate e saranno ascoltati i magistrati tra cui Capaldo”, prosegue Pietro Orlandi, esprimendo “fiducia nella Commissione di inchiesta perché mi sono reso conto che c’è stato un cambiamento: nonostante il Vaticano ha detto chiaramente che non la voleva, questa Commissione è stata votata, è diventata legge ed è partita. Ci saranno anche quelli che cercheranno di frenare, ma penso che alcune di queste persone hanno davvero intenzione di fare passi avanti”.
Pietro a quindi rivolto "un appello a Papa Francesco perché lui, in questo momento, ha la potenza di fare emergere la verità. Può dire di tirare fuori tutto quello che c’è e sono sicuro che questo fatto sarebbe apprezzato da tutti”. Un appello, ha spiegato Pietro Orlandi, affinché Papà Francesco prenda una posizione “definitiva e si impunti” per fare uscire la verità. “Un appello a battere i piedi perché ha il potere di cambiare le cose: deve chiedere all’inchiesta vaticana e ai cardinali che sanno di fare emergere la verità”, ha concluso.
Anche l’avvocato Laura Sgro’, legale della famiglia Orlandi, ha preso la parola aggiungendo: “Vogliamo la verità e la verità non è negoziabile. Chi parla di verità deve avere il coraggio di andare fino in fondo. È momento storico importante, ci sono tre inchieste aperte. Faccio un appello agli uomini di buona volontà che hanno il potere di fare e l’autorità per cambiare le cose e restituire alla famiglia e al paese la verità di cui tutti sentono il bisogno. Chi vuole fare e ha il potere di fare che lo faccia adesso, chi non lo vuole fare si levi di torno e lasci lavorare chi vuole lavorare”.