"Nessuno ci ha detto del lavoro fuori dal carcere, si è rifatto una vita dopo sette anni e senza scuse"
"Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato, ma come genitori ci spiace perché sono passati solo 7 anni. E spiace anche il modo in cui lo abbiamo saputo, dalla stampa, non siamo stati avvertiti da nessuno". Rita Preda, mamma di Chiara Poggi, commenta all'Adnkronos la notizia che Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio della figlia, è stato ammesso dal collegio del tribunale di Sorveglianza di Milano al lavoro esterno: può lasciare il carcere di Bollate, dove è detenuto per il delitto avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco nel pavese per lavorare fuori e, quindi, fare rientro dietro le sbarre dove si trova dal dicembre 2015.
"So che è normale, la legge lo prevede e noi non possiamo farci niente, ma come genitori di Chiara siamo un po' dispiaciuti che dopo così pochi anni possa già riprendere una vita" quella vita, che per la Cassazione, il 39enne ha tolto a Chiara. Stasi, pur continuando a dirsi innocente, nel 2018 ha raggiunto in sede civile con la famiglia Poggi una transazione che lo impegna a risarcire 700.000 euro: metà già liquidati, e metà promessi con detrazioni mensili sugli stipendi del lavoro prima in carcere e poi fuori. "Questo aspetto è marginale, non è quello che ci interessa" sottolinea la madre di Chiara che ricorda come dall'allora fidanzato della figlia non sia mai arrivata una parola di pentimento. "Le scuse non le ha mai fatte: niente, niente, niente" dice con rassegnazione la donna che, insieme al marito Giuseppe Poggi, è tornata subito ad abitare nella villetta di via Pascoli, dove è avvenuto il delitto.
Stasi ha un fine-pena teorico nel 2030, ma (come ogni detenuto di buona condotta) lo scomputo di 45 giorni di 'liberazione anticipata' ogni 6 mesi di carcere lo può anticipare nel 2028, con possibilità di chiedere affidamento in prova dal 2025. E se dovesse incontrarlo? "Non ci ho pensato e spero di non incontrarlo mai" conclude Rita Preda.