Il Tribunale dei ministri di Catania chiede al Senato l’autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso Diciotti. La Procura di Catania aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo. La richiesta è stata ricevuta dalla Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari. Salvini è accusato del reato di sequestro di persona aggravato "per avere, nella sua qualità di Ministro dell'Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità giunti al porto di Catania a bordo dell'unità navale di soccorso ''U.Diciotti'' della Guardia Costiera italiana alle ore 23:49 del 20 agosto 2018", scrive il Tribunale dei ministri di Catania nel decreto, in possesso dell'Adnkronos.
Salvini commenta: "Ci riprovano. Rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia. Non ho parole. Paura? Zero". "Sono pronto all'ergastolo perché ho bloccato e ribloccherò la procedura di sbarco dei migranti", sottolinea. E, mostrando i documenti della procedura in una diretta su Facebook, dice: "'Non cambio di un centimetro la mia posizione". "Lo rivendico, lo confesso: ho bloccato i migranti e mi dichiaro colpevole per i mesi a venire. Sono stato sequestratore una volta, lo sarò ancora. Ma - assicura - nessuno sbarca".
Il vicepremier, si legge nel decreto, non ha chiesto di essere sentito dal Tribunale dei ministri né ha depositato una memoria. "Nella condotta posta in essere dal ministro dell'Interno nell'arco temporale dal 20 al 25 agosto 2018, con riguardo alla permanenza a bordo della nave Diciotti attraccata al porto di Catania di 177 migranti, tra cui alcuni minori non accompagnati, è opinione di questo collegio - si spiega - che siano ravvisabili gli estremi del reato di sequestro di persona aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale, dall'abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per avete commesso il fatto anche in danno di soggetti minori di età".
"L'obbligo di salvare la vita in mare - scrive il Tribunale - costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare. Le Convenzioni internazionali in materia, cui l'Italia ha aderito, costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli art.10, 11 e 117 della Costituzione, non possono costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell'autorità politica, assumendo un rango gerarchico superiore rispetto alla disciplina interna".
In particolare, "Salvini, nella sua qualità di Ministro, violando le Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali" ha bloccato "la procedura di sbarco dei migranti - si sottolinea -, così determinando consapevolmente l'illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nave". "Fatto aggravato - si aggiunge - dall'essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché - si aggiunge - per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età".
Il ministro dell'Interno, dicono i giudici, sapeva che a bordo della nave c'erano anche dei minori non accompagnati e nonostante ciò non ha autorizzato subito lo sbarco. In questo modo avrebbe violato le Legge Zampa del 2017. "Non c'erano ragioni tecniche ostative allo sbarco - si legge nel decreto - bensì la volontà politica del senatore Salvini di portare all'attenzione dell'Ue il caso Diciotti per chiedere ai partner europei una comune assunzione di responsabilità del problema della gestione dei flussi migratori, sollecitando una redistribuzione dei migranti sbarcati in Italia".
"Va sgomberato il campo - si sottolinea poi - da un possibile equivoco e ribadito come questo Tribunale intenda censurare non già un 'atto politico' dell'esecutivo bensì lo strumentale ed illegittimo utilizzo di una potestà amministrativa di cui era titolare il dipartimento delle libertà civili per l'immigrazione che Costituisce articolazione del ministero dell'interno presieduto dal senatore Salvini, essendo stata l'intera vicenda caratterizzata da un'evidente presa di posizione di quest'ultimo, che ha bloccato e influenzato l'iter della procedura amministrativa".
"Le condizioni precarie dei migranti a bordo della Diciotti erano assolutamente note al ministro, costantemente informato della situazione dalla 'catena di comando' che faceva a lui riferimento", scrive il collegio del Tribunale dei ministri. "Non vi è dubbio, invero - prosegue -, che la protratta permanenza dei migranti per cinque giorni a bordo di una nave ormeggiata sotto il sole in piena estate dopo aver già affrontato un estenuante viaggio durato numerosi giorni, la necessità di dormire sul ponte della nave, le condizioni di salute precarie di numerosi migranti, la presenza a bordo di donne e bambini, costituiscono circostanze che manifestano le condizioni di assoluto disagio psico-fisico sofferte dai migranti a causa di una situazione di 'costrizione' a bordo non voluta e subita, sì da potersi qualificare come 'apprezzabile' e, dunque, penalmente rilevante, l'arco temporale di privazione della libertà personale sofferto".