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Casamonica, Cassazione conferma: è associazione mafiosa

La decisione dei supremi giudici nel procedimento della Dda di Roma ‘Noi proteggiamo Roma’ celebrato con rito abbreviato

Corte di Cassazione - Fotogramma
Corte di Cassazione - Fotogramma
05 dicembre 2023 | 17.02
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Il clan Casamonica è un’associazione mafiosa. La Cassazione, con una sentenza pronunciata il 24 novembre scorso, ha riconosciuto l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia di Roma nell’inchiesta, coordinata dal pm Edoardo De Santis, che nel 2020 ha portato all’operazione ‘Noi proteggiamo Roma, con una ventina di arresti. In particolare, i supremi giudici hanno confermato l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso (Art. 416bis) per quattro esponenti del clan come affermato già dalle sentenze di primo e secondo grado dopo il processo con rito abbreviato: si tratta di Guerrino Casamonica detto Pelè, condannato in Appello nel dicembre 2022 a 10 anni e due mesi di reclusione, Cristian Casamonica a 8 anni, Sonia Casamonica a 7 anni e Daniele Pace, invece a 6 anni.

Con la sentenza, i giudici di piazza Cavour hanno dichiarato due dei ricorsi presentati dagli imputati inammissibili e altri due sono stati rigettati. Per una quinta posizione relativa a Griselda Filipi, per la quale era stato riconosciuto il 416bis in secondo grado, è stato invece disposto un appello bis sul punto.

L’inchiesta aveva fatto emergere le attività di usura ed estorsioni da parte del clan e un’intercettazione agli atti in cui si diceva: "Devono fare entrare organizzazioni forti a Roma, ecco perché ci vogliono distruggere a noi! La camorra e la 'ndrangheta. Gli dà fastidio perché noi proteggiamo Roma".

Un sodalizio, quello dei Casamonica, che secondo il Tribunale di Roma nelle motivazioni della sentenza di primo grado “esercita il suo predominio sfruttando la fama criminale conquistata negli anni dall'intera rete familiare, ottenendo, grazie alla condizione di assoggettamento e di intimidazione della popolazione, prestazioni contrattuali non retribuite, servizi e pratiche non consentite (come avvenuto in occasione del funerale di Vittorio Casamonica) e, in generale, trattamenti di favore". Una sentenza che arriva a poche settimane dall’udienza fissata in Cassazione, per l’inizio del prossimo anno, del maxiprocesso nato dall’operazione ‘Gramigna’ che in Appello nel novembre 2022 ha confermato l’accusa di mafia.

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