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Cantone: "C'è chi usa antimafia come brand per fare carriera"

Raffaele Cantone (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Raffaele Cantone (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
04 luglio 2017 | 10.37
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"Molte persone si sono improvvisate paladini dell'antimafia. Ovviamente, non c'è stata nessuna valutazione reale su chi poi facesse realmente antimafia. Per qualcuno l'antimafia è stata utilizzata come un brand che potesse servire per altri fini". E' l'atto di accusa di Raffaele Cantone, presidente dell'Anac, oggi all'università di Palermo, commentando le indagini su alcuni esponenti dell'antimafia. che commenta così l'arresto di Adolfo Messina, ex presidente di Pubbliservizi di Catania per un giro di appalti truccati.

"Ci sono stati dei soggetti che hanno provato a utilizzare questo brand per propri fini personali", aggiunge Cantone, sottolineando che quanto detto tempo fa dall'ex Procuratore aggiunto di Palermo Maria Teresa Principato secondo cui c'è chi ha costruito carriere sull'antimafia "è assolutamente condivisibile".

"E' una questione che si verificata in Sicilia - dice - come in altre regioni d'Italia. E un tema su cui l'antimafia sociale si deve fare carico". "Queste sono attività in gran parte di associazioni libere che non possono essere valutate- dice ancora Cantone - il rischio vero è che queste situazioni finiscano per dare disdoro a tutta la vera antimafia, quella che ha fatto tantissimo contro Cosa nostra. Ed è un peccato che vicende singole finiscano con il buttare tutto a mare". E conclude: "Certo, non si può pensare di dare a qualcuno la patente di antimafia, soprattutto dal punto di vista dell'autorevolezza e del seguito sociale. Ma queste vicende di chi si improvvisa paladino dell'antimafia e poi si scopre essere altro fanno danni rilevantissimi".

Quanto alla "corruzione limita gli investimenti non solo italiani ma anche esteri in tutta Italia", denuncia poi Cantone a margine della sua lezione all'ateneo di Palermo sulle misure di commissariamento anticorruzione nei confronti delle imprese agli amministratori giudiziari iscritti al Corso di Formazione curato da Giovanni Fiandaca e Costantino Visconti. "Quando c'è un paese che viene considerato ad alto tasso di corruzione gli investitori lo tengono presente così come tengono presente una burocrazia non particolarmente efficiente - dice Cantone- Certo, la corruzione limita la concorrenza economica".

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