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Arriva la comunione 'da asporto', l’idea di un parroco emiliano

Don Goccini dopo la consacrazione delle ostie le consegna porta a porta in contenitori sterili: "Così non mancherà il segno di essere comunità"

 - (Fotogramma)
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21 maggio 2020 | 18.37
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Messe ancora chiuse al popolo in via prudenziale, c’è chi ha pensato di portare ai fedeli un segno della comunità ideando la comunione ‘da asporto’. L’iniziativa, tutt’altro che banale anche se può richiamare al cibo da asporto, arriva da don Giordano Goccini, parroco di Novellara, centro della bassa reggiana, che nell’emergenza coronavirus e nell’impossibilità di riaprire le messe ai fedeli già dalla scorsa settimana ("se ne riparlerà il 31 maggio o il 7 giugno", dice) per mancanza della giusta serenità, ha aguzzato l’ingegno per non limitarsi al semplice no.

"Quando è uscito il Protocollo con le norme per riaprire le messe ai fedeli - racconta don Giordano all’Adnkronos- mi sono confrontato coi miei collaboratori: termoscanner, servizio d’ordine, plexiglas, mascherine, guanti. Tutto sacrosanto ma regole che stravolgono la messa. E allora ho pensato di aspettare ancora per prudenza".

Se i fedeli non vanno a messa per una reale emergenza, arriva il parroco. Così don Giordano sta raccogliendo le richieste dei fedeli e dopo aver celebrato la messa mattutina in solitaria, consacrerà il Corpo di Cristo e dopo averlo sigillato in un apposito contenitore sterilizzato si metterà sulla bici e andrà porta a porta. "Non siamo come i negozianti - chiarisce don Goccini - che hanno chiuso e ora riaprono. La ‘bottega’ del Signore è sempre stata aperta. In queste settimane ha parlato tanto il Papa, i sacerdoti via streaming, si è pregato tanto in famiglia. E’ mancato il segno dell’essere tutti comunità". Da qui l’idea di portare l’ostia di casa in casa. Il sacerdote si fermerà sul cancello e consegnerà la comunione nell’apposito contenitore.

"Non vorrei suonasse come una banalità - osserva don Giordano Goccini - l’unico vero problema è che ci sia un rito adeguato, anche semplice, però adeguato. Non potendo entrare io nelle case perché farei il gioco del virus, posso lasciare la comunione ad una persona fidata che garantisca che fa un rito cristiano dove sentire la vicinanza della comunità, il pane eucaristico consacrato alla mattina in una messa".

In vista della riapertura delle messe al popolo, il sacerdote sta pensando ad organizzare, magari nei giorni feriali, messe nei giardini dei fedeli. "E importante la prossimità, il riavvicinamento tra di noi avverrà nella consapevolezza, deponendo diffidenze ma evitando ogni forma di assembramento", conclude don Goccini.

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