Starnini, segretario generale della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria, interviene sui dati della mappatura sull'amianto nelle carceri, in possesso dell'Adnkronos. "Studieremo il rapporto", annuncia.
"Non tranquillizza sapere che l'amianto è presente nel 14% dei penitenziari italiani. Si tratta di un rapporto che ignoravamo, e che vorremmo studiare per valutare l'entità di questa presenza. Invece sappiamo che negli istituti penitenziari l'incidenza di neoplasie è superiore a quella della popolazione generale". Lo afferma all'Adnkronos Salute Giulio Starnini, segretario generale Simspe (Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria), alla notizia dei risultati della mappatura sull'amianto nelle carceri, in possesso dell'Adnkronos.
"Come società scientifica - rileva Starnini, direttore dell'Unità operativa di Medicina protetta del Belcolle di Viterbo - ignoravamo questo rapporto, e davvero vorremmo poterlo esaminare per valutare l'entità e la presenza di questa sostanza nei penitenziari. C'è inoltre un aspetto importante di cui tener conto: l'elevata incidenza delle neoplasie fra i detenuti. Un fenomeno cui concorrono varie cause, come il fumo".
"Ma certo - continua - sapere che esistono anche aspetti ambientali che potrebbero contribuire a innescare patologie tumorali non rasserena. Finora, comunque, le patologie dei detenuti non sono mai state messe in correlazione con l'asbesto. E che io sappia casi di asbestosi o mesotelioma non sono stati diagnosticati in questa particolare popolazione". Nelle carceri, inoltre, "lavorano anche 50 mila operatori. Per la loro sicurezza e quella dei detenuti, se il dato contenuto nella mappatura fosse confermato, il passo successivo deve essere la bonifica".