Il cantautore all'Adnkronos: "Ho pregato per loro e ho mandato fiori in Questura". "Dormite tranquilli ci siamo noi", il video degli agenti uccisi
di Antonella Nesi
"Mi ha toccato molto questo video. Anche perché ne ho avuto notizia da un mio fan poliziotto diventato amico in tanti anni, che li conosceva. Mi sono sentito molto vicino a questi ragazzi. Tanto che stamattina ho mandato alla Questura di Trieste dei fiori con le condoglianze e un biglietto dedicato Matteo e Pierluigi: sarete sempre 'Figli delle stelle'". Così Alan Sorrenti parla all'Adnkronos della commozione provata guardando il video-selfie dei due poliziotti uccisi a Trieste che durante il turno notturno sulla volante si definivano 'figli delle stelle' (VIDEO) e ascoltavano il suo celebre brano del 1977.
"Quella canzone, che raccontava dei miei incontri notturni e dei continui voli tra l'Italia e Los Angeles, che mi tenevano sospeso in cielo, aveva un ritornello in cui probabilmente si sono riconosciuti, perché sembra l'espressione musicale della loro missione", dice Sorrenti. E a leggere oggi il ritornello di quella canzone, alla luce di quanto accaduto, vengono i brividi: "Noi siamo figli delle stelle/ Figli della notte che ci gira intorno /Noi siamo figli delle stelle/ Non ci fermeremo mai per niente al mondo/Noi siamo figli delle stelle /Senza storia senza età, eroi di un sogno/ Noi stanotte figli delle stelle/Ci incontriamo per poi perderci nel tempo".
"Io sono buddista, quindi credo in una certa circolarità, e ho recitato per loro oggi. Avevano delle facce così belle, si vedeva che erano dei bravi ragazzi e che credevano profondamente alla loro missione, che affrontavano con gioia", aggiunge il cantautore.
"Poi purtroppo ci sono atti di una tale follia, da parte di persone disconnesse a tal punto dal tessuto sociale, che sono imprevedibili e ingestibili ma su cui la società dovrebbe interrogarsi profondamente. C’è una rabbia incontenibile che se non viene riconosciuta e incanalata, trova fughe e gesti incontenibili. In questo senso, è vero che questi ragazzi sono vittime del sistema, che non funziona. L'unica cosa che posso dire davanti a tanta sofferenza che ha colpito amici e familiari è che mi piace pensare che quella mia canzone li abbia avvicinati alle stelle, nel senso più bello e alto", conclude Alan Sorrenti.