L’attenzione degli italiani per il benessere animale riguarda anche i pesci. Dalla sensibilità alla loro senzienza, alla necessità di migliorare il loro benessere, all’attenzione per alcuni specifici aspetti sulle modalità di allevamento, i consumatori italiani sarebbero disposti a pagare di più per pesci allevati con maggior benessere animale. Lo rileva un sondaggio condotto da ComRes in 9 stati membri, fra cui l’Italia, per Ciwf e Eurogroup for Animals, secondo cui il 62% vorrebbe un’etichettatura nazionale che orienti i loro acquisti.
In particolare, secondo l'indagine il 72% degli italiani ritiene che i pesci sentano paura, il 61% ritiene che possano sentire emozioni positive. Per la maggior parte degli italiani, inoltre, è essenziale o importante che i pesci siano allevati in acque pulite e non inquinate (98%), che siano sani e non malati (97%), che abbiano un ambiente adeguato per nuotare e esprimere i loro comportamenti naturali (96%), che vivano esperendo il minimo dolore possibile (93%), che siano abbattuti con un metodo veloce e senza dolore (92%) e infine, che siano in grado di godere della loro vita (72%).
Per l’85% degli italiani è importante o abbastanza importante proteggere il benessere dei salmoni e per il 78% è importante o abbastanza importante proteggere i salmoni meglio di quanto si stia facendo ora.
Il 48% degli italiani vorrebbe sicuramente e il 39% vorrebbe probabilmente un’etichetta sul benessere animale. Il 62% degli italiani vorrebbe che in futuro l’etichetta sul benessere dei pesci facesse parte di un sistema nazionale riconoscibile, così come quello biologico. Il 37% vorrebbe invece singole etichette sul benessere animale. La maggior parte degli italiani (86%) sarebbe inoltre disposto a pagare in media il 28% in più per pesci allevati con più benessere animale.
“Questo sondaggio conferma che la sensibilità sul benessere animale è sempre più diffusa in Italia e riguarda ormai anche i pesci, la cui senzienza è sempre più nella sensibilità comune. Ci auguriamo che la richiesta dei cittadini per un’etichettatura trasparente venga tenuta in considerazione dal nostro Governo e dai Ministeri competenti" afferma Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia Onlus.