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Il governo sbanda sul condono

(Afp) - AFP
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19 ottobre 2018 | 07.24
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La manina che avrebbe sabotato il decreto fiscale genera frizioni nell'esecutivo, allargando le distanze tra Lega e M5S. Per tutta la giornata di ieri lo scontro tra i due principali azionisti di governo si è fatto sempre più acceso, fino a raggiungere toni infuocati, alimentando malumori in un clima già avvelenato. Da un lato i pentastellati che puntano i piedi lanciando l'ultimatum: o il testo del decreto si cambia oppure non lo votiamo. Dall'altro la Lega, che invece tira dritto sostenendo che ogni modifica era già stata concordata nel cdm di lunedì. Sullo sfondo l'impennata dello spread, che tocca quota 327 punti base, e la stroncatura della manovra da parte dell'Unione Europea. Insomma, tutti ingredienti utili a generare ulteriore caos.

Tanto che persino la convocazione di un nuovo cdm per rivedere il testo del dl fiscale basta a far saltare i nervi tra Salvini e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Da Bruxelles, il premier prova a calmare le acque già parecchio mosse tra grillini e leghisti. Prima ribadendo che rivedrà il testo del decreto "articolo per articolo" poi annunciando un secondo cdm per sabato. E quando Salvini comunica che darà forfait, Conte riesce comunque a tenere la barra dritta. Il Consiglio dei ministri sabato "si svolgerà, perché a convocarlo sono io, il presidente del Consiglio sono io, decido io che si svolga" tuona. La replica è rivolta a Salvini che appena rientrato da Mosca, aveva escluso di partecipare al cdm: "Ho altri impegni per sabato" aveva tagliato corto il leader del Carroccio salvo poi ingranare la retromarcia in tarda serata e annunciare che "se serve ci sarò".

Parole che non bastano però a smorzare i toni di una giornata scandita da accuse e veleni. Soprattutto quando è chiaro a tutti che tra M5S e Lega sta calando il gelo. In mattinata Salvini aveva tagliato corto sulle modifiche al decreto fiscale, dopo che lo scontro si era allargato fino a travolgere il viceministro del Carroccio Massimo Garavaglia, (che aveva smentito Di Maio, ricordando che il testo del dl fiscale lo conoscevano tutti) e il sottosegretario all'Economia Laura Castelli che aveva parlato di "problema politico".

Dal canto suo, Di Maio, dopo essersi trincerato dietro una cortina di silenzio, interviene solo nel tardo pomeriggio con una diretta su Facebook, sostenendo che "il tema è politico e ha bisogno di un chiarimento politico". E a chi prova a scommettere sul collasso dell'esecutivo, il vicepremier fa sapere di aver fatto male i conti. "Chi pensa di poter suonare il requiem di questo governo si sbaglia di grosso" sottolinea. Del resto, entrambi i vicepremier sanno che bisogna restare compatti perché altrimenti, come ha spiegato lo stesso Di Maio, si rischia l'effetto domino con lo spread che si innalza "non per gli attacchi della Ue ma perché i mercati pensano che il governo non sia compatto".

E mentre Conte scongiura una crisi di governo parlando di un'ipotesi "futuribile", è innegabile che la tensione sia palpabile. Tanto che in serata quando qualcuno parla di "dimissioni" che il premier avrebbe annunciato a Bruxelles, sono fonti di Palazzo Chigi a dover intervenire per stroncare sul nascere qualsiasi retroscena: "Il presidente del Consiglio Conte non ha mai minacciato dimissioni - fanno sapere -. Negli scambi telefonici ha espresso in maniera risoluta la necessità di trovare una soluzione politica ai problemi emersi con il dl fiscale, spiegando ai suoi interlocutori che non c'erano alternative rispetto alla necessità di convocare un nuovo cdm per giungere ad una soluzione". Sabato sarà il cdm a dire se le scintille sul condono si trasformeranno in fiamme o se verranno spente definitivamente.

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