La mozione di sfiducia depositata al Senato nel confronti di Giuliano Poletti trae origine dalle dichiarazioni del ministro del Lavoro sul referendum sul Jobs Act e sui giovani italiani costretti a cercare lavoro all'estero. Nel primo caso il ministro del Lavoro non aveva escluso la possibilità di andare al voto prima della consultazione popolare.
"Le mie affermazioni non sono altro che l’ovvia constatazione che, qualora si andasse ad elezioni politiche anticipate, la legge prevede un rinvio dei referendum. È un’ipotesi che io non ho ‘invocato’ - aveva precisato - e non dipende certo dalla mia volontà che questo possa accadere. Ogni interpretazione strumentale è, quindi, totalmente fuori luogo".
Poi sui giovani: "Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi". Parole sulle quali il ministro ha fatto dietrofront, prima in un comunicato ("evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso; mai pensato che sia un bene per l’Italia se i giovani se ne vanno"), poi con un video su Facebook: "Mi sono espresso male e mi scuso con tutti. Quello che è a successo veramente mi fa stare male, so di aver sbagliato".