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Roma, confermato un caso di antrace

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07 settembre 2017 | 09.46
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E' stato confermato in laboratorio uno dei due casi sospetti di Antrace a Grottaferrata (Roma). Ne dà notizia una nota congiunta dell'Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana, dello Spallanzani e della Asl Roma 6, annunciando la costituzione di una task force presso la Direzione Regionale Salute e politiche sociali. "Dal 19 agosto scorso in un allevamento di bovini da carne allo stato brado in località Molara, nel comune di Grottaferrata, sono stati segnalati al Servizio veterinario dell'Asl Roma 6 alcuni casi di mortalità" fra i bovini, ricostruiscono gli esperti.

Il 25 agosto l’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana, dopo un sopralluogo con la Asl, ha rilevato la presenza dell’agente eziologico del Carbonchio ematico (Bacillus antracis) in 4 bovini deceduti nella stessa data e appartenenti allo stesso allevamento. In totale dall'inizio della segnalazione risultano 13 bovini morti, su 4 dei quali è stata confermata la presenza dell'antrace. Dopo la diagnosi la Asl ha adottato tutte le misure previste per il contenimento del rischio di infezione, "disponendo, tramite ordinanza del Sindaco di Grottaferrata, lo spostamento della mandria dei bovini al pascolo in un altro sito dell’azienda agricola e vietando, per qualsiasi attività agricola o ludico sportiva, l’utilizzo" di un'area "ben più ampia di quella sul quale pascolavano i bovini". Nessuna altra segnalazione di mortalità è stata notificata dopo il 25 agosto.

Le 5 cose da sapere

Il carbonchio ematico, ricordano gli esperti, è tuttora presente sul territorio nazionale, specialmente nel Centro-Sud del Paese. E sebbene i dati disponibili evidenzino "una caduta nel numero dei casi anno per anno nelle diverse specie domestiche, tuttavia si assiste tuttora all'insorgenza di episodi sporadici. Nello stesso periodo i casi di carbonchio umano sono diventati rarissimi". Anche nel Lazio, negli ultimi anni, la segnalazione di casi di carbonchio ematico negli animali domestici ha assunto un carattere sempre più sporadico e l’area storicamente più interessata è sempre stata quella dell’antico vulcano laziale.

"Da un lato le caratteristiche fisico-chimiche di questi suoli favorirebbero la persistente contaminazione dell'ambiente da parte delle spore di B. anthracis, dall’altro è noto che il territorio collinare e pianeggiante della zona è costellato da insediamenti agricoli di tradizione antica, molti dei quali risalgono all'epoca romana. E' quindi naturale - continuano gli esperti - pensare che la zona sia stata contaminata in modo continuo e che il grado di contaminazione sia mantenuto in virtù delle caratteristiche pedo-geologiche e delle miti condizioni climatiche".

Nella prima settimana di settembre sono stati segnalati i due casi sospetti di carbonchio cutaneo di cui uno confermato in laboratorio. La trasmissione all’uomo è dovuta solitamente al contatto diretto con animali infetti dal Carbonchio, così come è accaduto in questa situazione. "Il caso confermato, infatti, si è verificato in un veterinario venuto a contatto accidentalmente con il sangue di uno degli animali morti nel focolaio, nel corso di un prelievo di campioni. Il professionista - spiegano gli esperti - dopo la comparsa di una lesione cutanea su una mano si è recato presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani dove è stato ricoverato per il sospetto di carbonchio cutaneo, poi confermato mediante indagini molecolari sulla crosta. Il paziente è stato già dimesso".

La task-force, che coinvolge Spallanzani, Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana ed Asl Roma 6, ha predisposto un piano d’azione che comprende: l'attivazione della sorveglianza sanitaria da parte del Servizio di Igiene Pubblica della Asl su tutti i soggetti che a vario titolo possano aver avuto contatto con gli animali infetti (il servizio provvederà alla valutazione ed al follow-up); la formazione/informazione possibilmente integrata per allevatori, veterinari e medici di famiglia e di pronto Soccorso; la vaccinazione degli animali dell’azienda e delle aziende circostanti che potrebbero in futuro accedere ai pascoli.

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