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Vermicino, Emilio Fede: "Lì nacque la tv del dolore, ma per raccontare la gioia di salvare"

"Oggi manca la voglia e il dovere di tenersi al di fuori, non diventarne protagonista"

(Fotogramma)
(Fotogramma)
09 giugno 2021 | 18.37
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A Vermicino nacque la tv del dolore. "Ma non è mai stato capito che nacque per esaltare la solidarietà, non la disperazione; per raccontare le lacrime, le preghiere, il desiderio di salvare la vita; far capire la speranza, il dovere e quindi la gioia di salvare". Ne parla con l'Adnkronos Emilio Fede, all'epoca direttore del Tg1 quando raccontò il drammatico tentativo di salvare Alfredino Rampi, il bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano nelle campagne alle porte di Roma, con una diretta di 18 ore seguita da 23 milioni di spettatori.

Alla tv del dolore di oggi "manca la voglia e il dovere di tenersi al di fuori, non diventarne protagonista. La cronaca è un'altra cosa: è vivere direttamente. A Vermicino il protagonista chi era? Chi scendeva? O il bambino intrappolato nel pozzo? La cronaca era il racconto di chi assisteva alla fine di una vita - fa una pausa Fede - Il bambino agganciato da un acrobata, l'urlo 'l'ho perso, l'ho perso...' e poi un eco profondo, l'ultimo grido di Alfredino che precipitava per altri 50 metri: Muoio....Muoio.... Quando lo racconto, ancora adesso e sempre lo vivo".

"Quella di Vermicino è una storia che per come nasce, cresce e muore non ha precedenti - ricorda Fede - Ero appena stato nominato direttore ed era la mia prima riunione per l'edizione delle 13. Un redattore mi ha parlato di Vermicino e riferito che una squadra di vigili del fuoco stava andando a tirare fuori il bambino dal pozzo. Così ho detto: mandiamo una telecamera ". (di Roberta Lanzara)

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