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Vaticano, Mincione: "Da Segreteria Stato pressioni sempre più forti per vendere Palazzo Londra"

L'interrogatorio del finanziere in Tribunale

07 giugno 2022 | 16.28
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Tra il gennaio e il marzo 2018 "la Segreteria di Stato del Vaticano" comincia a fare "pressioni per vendere il Palazzo di Londra. A giugno le pressioni si fanno sempre più forti". E’ la versione dei fatti fornita dal finanziere Raffaele Mincione, imputato nel processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue per i reati di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio, nel corso della seconda e ultima giornata del suo interrogatorio davanti al Tribunale Vaticano. Il processo riprenderà il 22 giugno con l’interrogatorio di Enrico Crasso.

Mincione ha riferito: "Mai una volta si è detto che c’era l’intenzione di dire basta, di chiudere tutto: tutto il mercato sapeva che si voleva vendere il Palazzo di Sloane Avenue a 350 milioni di euro una volta sviluppato il progetto".

"Io - ha detto Mincione nel corso dell’interrogatorio- facevo passi per vendere l’immobile". Ad un certo punto, ha riferito ancora il finanziere, si è fatto avanti anche uno sceicco interessato "all’acquisto della proprietà al 100 per cento" ma poi non si è definito nulla e lo sceicco è scomparso.

Quindi, nel corso dell’interrogatorio si è parlato anche del ruolo rivestito da Torzi che il 2 novembre 2018 gli aveva inviato uno whatsapp con scritto ‘Buon compromesso’ al quale è seguita la risposta di Mincione con tanto di emoticon per indicare il successo dell’affare. "In Vaticano non ti amano", avrebbe poi detto Torzi secondo quanto riferito da Mincione nell’interrogatorio. "A me non interessano le chiacchiere ma i numeri e i contributi finanziari", la replica del finanziere. Che, relativamente ai rapporti con la Segreteria di Stato, ha puntualizzato: "Non ho mai ricevuto nessun intervento di censura ma dopo lo scandalo apparso sui giornali siamo stati sottoposti a verifiche dalle quali non è emerso nulla di irregolare da parte nostra".

Si arriva così fino al famoso incontro di Londra del 20 novembre 2018. In Aula oggi è stato mostrato un documento bozza sui possibili termini dell’accordo, inviato a Mincione, in cui si fissa un compenso di 40 milioni di sterline. Mincione ha osservato: "La Segreteria di Stato ha preso la parte di immobile che guadagnava. A me è toccata quella che perdeva. Poi sono intervenute la Brexit e la pandemia".

Sul famoso incontro di Londra, è intervenuto anche il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone per chiedere se tutti i presenti parlassero per conto della Segreteria di Stato. La risposta di Mincione: "Sì". Interpellato dalle parti civili, in particolar modo dall’avvocato Lipari che rappresenta lo Ior, Mincione ha detto che "l’investimento di Londra era più conservativo rispetto a quello in Angola rispetto al quale se si fosse andati avanti per la Santa Sede sarebbe stata la tomba finale perché avrebbe perso tutto".

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